Road To Rio – Henrique sorpresa nei verdeoro padroni di casa. C’è un incubo Maracanazo da scacciare

L’attesa è quasi terminata, 24 ore ed il Mondiale brasiliano aprirà i battenti. Giunge al culmine anche la nostra Road To Rio, dopo aver trattato outsider, big e probabili sorprese oggi è il turno della squadra più attesa, la Nazionale brasiliana padrona di casa.

Brasile, 64 anni dopo – Si torna in Brasile dopo 64 anni, da quel Mondiale del 1950 che ha rappresentato un vero e proprio spartiacque nella storia del calcio brasiliano. L’Uruguay di Ghiggia e Schiaffino, autori dei due goal decisivi nella finale passata alla storia come il Maracanazo, la più grande debàcle calcistica di sempre, mise in ginocchio un’intera Nazione, lasciando un popolo intero in preda allo sgomento e all’isteria collettiva. Nessuno poteva mai immaginare che in quella finale, dinanzi a 170.000 spettatori, i cugini della celeste, condannati a vincere(il Brasile si sarebbe laureato Campione del Mondo anche con un pareggio), potessero superare la squadra di casa, giunta in finale demolendo tutte le dirette avversarie. Da allora la storia del calcio brasiliano cambiò, abbandonata la maglia bianca per i colori verdeoro, i sudamericani sono divenuti con merito la Nazionale più titolata al Mondo. Il Brasile dei Didì, Vavà, Garrincha, Pelè, Romario, Bebeto, Ronaldo ha scritto negli anni pagine indelebili della storia del calcio, la storia della Nazionale pentacampeão, ma sempre lontano da casa. Ora la massima rassegna calcistica torna in quella che può essere considerata a tutti gli effetti la patria del calcio nella sua essenza più pura, quel futèbol bailado tutta spensieratezza e fantasia che rappresenta l’archetipo per eccellenza per tutti  coloro che si affacciano a questo meraviglioso sport. Ma il Brasile del C.T Luis Felipe Scolari, campione del Mondo nel 2002, è chiamato a svolgere una missione tutt’altro che semplice, oltre alle ovvie e scontate pressioni a gravare sulla squadra di casa, i brasiliani sono chiamati a fare molto di più, cancellare definitivamente quell’onta che ancora, nonostante i sei decenni passati e i cinque Mondiali vinti, pulsa viva nella memoria del popolo brasiliano.

Solidità europea – Strano a dirsi, per una nazionale che ha sempre fondato tutto sull’estro e la fantasia nella massima accezione, ma è nella solidità che i verdeoro presentano la propria forza. Una selezione che tra difesa e mediana presenta uno spessore da far rabbrividire. In porta l’esperienza di Julio Cesar, alle sue spalle Jefferson del Botafogo e Victor dell’Atletico Mineiro. La difesa è per palati fini, titolare imprescindibile e capitano è Thiago Silva, colonna del Psg, il paradigma del difensore moderno: rapidità eccellente, strepitoso senso della posizione, impeccabile nell’anticipo, dotato di una sublime capacità d’impostazione. Al suo fianco il suo neocompagno di squadra David Luiz, prelevato dai parigini a suon di milioni, un altro che con i piedi non lascia minimamente a desiderare, un regista aggiunto a tutti gli effetti. Sugli esterni a farla da padrone sono Marcelo e Daniel Alves, protagonisti assoluti di Real Madrid e Barça, rappresentano l’eccellenza nel proprio ruolo. Rincalzi di lusso Dante, Maicon rigenerato dalla nuova esperienza romana, Maxwell e l’azzurro Henrique Adriano Buss, pupillo di Scolari dai tempi del Palmeiras e che grazie a sei mesi a dir poco sorprendenti in terra partenopea ha guadagnato un biglietto al fotofinish per il Mondiale di casa. Convocazione ottenuta battendo, con qualche polemica, la concorrenza di Joao Miranda, autore di una stagione eccezionale nell’Atletico di Simeone. Un pacchetto difensivo che rasenta la perfezione, pregno di qualità, esperienza internazionale e titoli in bacheca, sul quale il 4-2-3-1 del cittì origini italiane riserva il maggior affidamento. Il centrocampo si presenta granitico, Fernandinho ha dimostrato definitivamente durante la stagione appena trascorsa al Manchester City di essere un mediano strepitoso, un rubapalloni di quelli che ogni allenatore vorrebbe in squadra. Luiz Gustavo, Ramires, Paulinho garantiscono fosforo e polmoni in quantità industriale, Hernanes rappresenta un’alternativa tattica da non sottovalutare.

Il peso del rifiuto – Inutile nasconderlo, il rifiuto di Diego Costa, il “traditore della patria” che ha scelto di partecipare al Mondiale vestendo i colori della Spagna, influisce sul peso specifico del reparto offensivo brasiliano, Fred sarà il centravanti titolare, galloni guadagnati disputando una Confederation Cup da protagonista, indietro nelle gerarchie . La batteria di trequartisti si presenta comunque di livello assoluto, Neymar è la stella, il giocatore sulle cui spalle pesano le intere aspirazioni dell’intero Brasile. Reduce da una buona prima annata in maglia blaugrana, ha comunque leggermente patito l’impatto con il calcio europeo. In maglia verdeoro però la musica cambia, leader e assoluto protagonista praticamente dagli esordi, considerato un predestinato, 31 reti in 46 presenze dimostrano quanto rappresenti l’ex fuoriclasse del Santos per la sua nazionale. Hulk è chiamato a tornare quello dei tempi del Porto, dimostrando che l’appannamento riscontrato con la maglia dello Zenith non sia una costante, tutti si aspettano il giocatore devastante che è stato acquistato a peso d’oro dai proprietari della Gazprom. Le qualità di Oscar non si discutono, capace di scovare corridoi a dir poco nascosti avrà il compito di assistere al meglio l’intero fronte d’attacco. A completare il reparto il suo compagno blues Willian ed il talentuoso Bernard in forza allo Shaktar di Donetsk.

Un Brasile atipico, ma dalla classe cristallina, chiamato a far rispettare i pronostici che li vedono favoriti. O’Rey vorrebbe un remake di quel Brasile-Uruguay, ai verdeoro basterebbe soppiantare, per sempre, l’incubo Maracanazo.

 

Edoardo Brancaccio

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