Ci siamo, ieri alle 22 ore italiane è andato in scena il primo atto di Brasile 2014, la ventesima edizione dei Mondiali, l’evento più atteso da milioni di appassionati sparsi per il globo. Il contorno non è certo dei più idilliaci, il movimento No Copa che a macchia d’olio trova sostegno e consensi in tutto il paese, scontri e manifestazioni che hanno fatto il giro del Mondo, una bella fetta di Brasile che esterna a piena voce come le esigenze, in una Nazione dilaniata da una colossale disuguaglianza economico/sociale, siano altre. Per non farsi mancare nulla ecco la bomba Qatargate esplosa tra le mani di una FIFA messa praticamente all’angolo, una federazione in preda al caos più totale, tra accuse di corruzione e fratture interne.
Il quadro è eloquente, Michel Platini abbandona Sepp Blatter, il deus ex machina svizzero additato dall’ex presidente della Federazione inglese Triesman come novello Don Vito Corleone, appare chiaro come la credibilità della massima federazione calcistica sia ad oggi ai minimi termini. In questo clima però la costante resta sempre unica, tutti i padroni del vapore, pronti a farsi la guerra, fanno fronte unico contro l’ingresso dello strumento tecnologico nel Mondo del calcio. “Ne snaturerebbe l’essenza”, “Il calcio non sarebbe più lo stesso”, “Inapplicabile, salvo rare eccezioni”, queste le risposte inappellabili a chi nel 2014 vedrebbe nell’ausilio della tecnologia un’innovazione doverosa per migliorare lo sport più bello e romantico al Mondo.
Si arriva alla sfida d’esordio, e si riscontra con perplessità che il massimo del progresso sono le bombolette spray atte a garantire il rispetto delle distanze sui calci piazzati ed il “falco” di tennistica memoria, davvero poco nell’epoca di un Big Brother a 360°, con telecamere pronte a cogliere e sviscerare ogni aspetto della competizione. Una presa di posizione, quella della FIFA e dell’International Board, criticabile ma alla quale, almeno, ci si auspicherebbe come contraltare una preparazione impeccabile della classe arbitrale. Se non si accetta l’integrazione tecnologica, che almeno gli errori umani siano ridotti all’osso grazie a delle ottime direzioni arbitrali. Così non accade, la Croazia tiene perfettamente il campo per 70′ minuti, i padroni di casa del Brasile vengono praticamente imbrigliati dagli avversari non riuscendo quasi mai ad incidere, ed ecco che l’arbitro nipponico Nishimura diventa decisivo inventandosi di sana pianta un contatto in area tra Lovren e Fred praticamente inesistente. I verdeoro ringraziano e portano a casa i tre punti, con buona pace dei balcanici che avrebbero meritato indubbiamente di più. Un errore da partite amatoriali, di certo non da sfida inaugurale di un Mondiale di calcio.
Passano gli anni ma dalla mano de Dios ai goal fantasma la solfa non sembra essere cambiata, e permettete l’amarezza è tanta. Amarezza figlia di un movimento che sembra non voler cambiare crogiolandosi nei propri difetti e nei propri errori, tutto a discapito di uno spettacolo che tutti vorremmo, invece, ineccepibile. Per fortuna questo è solo l’inizio, e siamo certi che le grandi giocate, l’essenza vera e propria di questo sport, riusciranno, per fortuna, a prendersi la ribalta come sempre. Buon Mondiale a tutti.
Edoardo Brancaccio
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