CHE FLUIDIFICANTE – C’era ma era come se non ci fosse. Ha divorato la sua fase iniziale nel dubbio vado alla Juve o resto, poi ha scelto Napoli, poi ha dovuto trovare l’accordo e quando ha rinnovato sino al 2018 ha avvertito un dolorino ad un ginocchio, si è operato ed è scomparso. Chi l’ha visto in tv, sa che ha margini di miglioramento; chi l’ha visto in passato, sa che può dare spinta impetuosa e contribuire ad elevare il tasso tecnico d’una squadra – il Napoli – che ha tratto giovamento in passato da quell’indiavolato che va su e giù e travolge gli avversari; poi sa pure fare la fase difensiva ed ora che c’è Ghoulam a sinistra può formare una coppia tatticamente evoluta.
MADE IN SUD AMERICA – E’ Zuniga la sorpresa del Mondiale in salsa partenopea, lui più di Fernandez, che con l’Argentina se l’è pure sbrigata nella difesa a tre – ritenuta a lui indigesta da Mazzarri – e che poi s’è divertito di più quando la linea della retroguardia s’è ricomposta a quattro. Fernandez era già titolare della Nazionale di Sabella, lo era persino quando non trovava spazio in maglia azzurra: rappresenta una certezza di quel team che punta alla conquista del titolo e lo è diventato pure per Benitez, provvedendo attraverso la sua annata rimarchevole a stravolgere le gerarchie e persino a spostare le esigenze del mercato difensivo, ormai ridimensionate.
ECCOLI – E’ un Mondiale che in qualche modo contribuisce ad offrire energia fresca, ad alimentare l’autostima del Napoli, che osserva l’effetto-Higuain sull’Argentina, che gradisce questa spruzzata d’ulteriore «internazionalizzazione» nel curriculum vitae d’ognuno di quei protagonisti, parte integrante del progetto. Però è Zuniga che irrompe prepotentemente sulla scena e sposta sensibilmente l’attenzione su di sé: l’uomo invisibile è tornato.