JOLLY – Destro di piede. Però duttile. Si disse “può fare anche il centrale di centrocampo”. Ma è in mezzo alla difesa che Benitez non ne fa a meno. Albiol-Fernandez la coppia titolare sulla lavagnetta, salvo mercato contrario ed esplosione dei rivali. Koulibaly è l’ultimo arrivato e perciò da attendere sereni. Henrique la sorpresa che può/deve essere certezza. Poi Britos: sì, pure lui. Un anno soltanto di contratto. Poteva (e potrebbe) ancora andare via. Sondaggi e sussurri, idee e ipotesi. Per ora è a Castelvolturno. E’ l’idea reciproca, per scelta e opportunità, è rimanere un altro anno insieme. A scadenza. Le gerarchie le farà poi il campo. Come sempre. Opzioni, alternative e ballottaggi. Però anche sicurezze: Raul Albiol è il titolarissimo e pure lui si schiererebbe. Anzi, si comprerebbe. Ha il patentino da direttore sportivo. In campo e (un giorno) dietro la scrivania sta in scarpette e doppio petto.
Albiol è pronto: stagione da protagonista dopo la delusione mondiale
CORAGGIO – La testa alta, lo sguardo sicuro, il coraggio di chi non molla mai. Albiol non l’ha mai fatto, neppure quella volta nel 2004. Era in auto, seduto dietro. Guidava l’agente, c’era il papà con loro. Stava andando a firmare il contratto col Getafe. L’incidente fu da paura e lui ne uscì grave. Rischiò di non giocare più. Soffrì, si rialzò, tornò forte come prima. E non s’è più fermato. “Il calcio è tutto per me”. E allora tre settimane di vacanze, il giusto, quelle sindacali, e già il biglietto aereo di ritorno a Napoli in tasca. O meglio, destinazione Trentino. Arrivederci a Dimaro. Pure lui. Giorno diciannove, da agenda. Due dopo dopo i primi arrivi.
PROTAGONISTA – Albiol rilassato, tonico, smanioso di rifarsi. Per confermarsi in Nazionale; per vincere da protagonista lontano da Madrid; per ribadire che Benitez non s’è sbagliato su di lui. Esperienza, personalità, mentalità vincente come pochi altri in squadra. Per abitudine, trofei e partite decisive giocate. Albiol il ministro della difesa: 12 milioni di investimento a rendimento garantito; 3.895 i minuti giocati; pagelle quasi sempre col segno “più”. Il calo a fine stagione umano. La fiducia di Benitez, la sicurezza dei compagni di fianco, gli applausi dei tifosi. Poche parole, tanti fatti. Scrupoloso negli allenamenti. Professionale fuori. Mangia biologico, cura corpo e mente. Le passeggiate al Vomero, il momento di evasione con la famiglia. La barba lunga (per un po’) un vezzo che ha aumentato autorevolezza e leadership. E’ lui il perno nei quattro dietro, una di quelle maglie che sai già a chi è che va. E non solo perché ha il nome dietro le spalle.
Fonte: Corriere dello Sport