Una semplice data: 1 agosto 1926. C’è chi l’ha tatuata sulla pelle, chi l’ha scritta negli annali, chi ne ha fatto la storia, chi l’ha ben impressa nella memoria ed ancora chi ne ha fatto un nuovo punto di partenza. Ma una cosa è certa: in quella giornata sono cambiate tante vite, sono mutate le priorità di un’intera città che, in 88 anni di storia, si riscopre giorno dopo giorno, sempre più innamorato del suo Napoli.
Era proprio il 1 agosto 1926 quando l’industriale Giorgio Ascarelli fonda l’Associazione Calcio Napoli, che diventò poi SSC Napoli solo nel 1964. Il gap tecnico ed economico con le super potenze sportive del Nord era notevole ma, grazie agli sforzi dell’allora presidente ed ad una grande spinta emotiva, negli anni ’30 iniziò ad ottenere ottimi risultati, quali il terzo posto in campionato e la qualificazione alla Coppa Mitropa, poi scomparsa. Da quel momento la storia del club sotto l’ombra del Vesuvio è stata intensa, passionale ma non priva di alti e bassi. La Seconda Guerra Mondiale coincise con un momento di decadenza anche degli azzurri, che collezionarono retrocessioni ed insuccessi fino i primi anni ’50, culminati con l’arrivo in squadra di veri fuoriclasse quali Pesaola, Vinicio e Jepsson e l’acquisto del club da parte di Achille Lauro.
Nel 1959 fu inaugurato il “San Paolo” ed i risultati ottenuti erano sempre più soddisfacenti: un secondo posto con zoff, Juliano, Altafini e Sivori e la presidenza che passò a Roberto Fiore, con Lauro che restò tra i soci del club, che assunse la denominazione estesa di Società Sportiva Calcio Napoli. Nel 1987 conquista il suo primo Scudetto, con il bis che poi arriva nel 1990. Ma non sarà solo tricolore: Maradona e compagni regalano ai tifosi la terza Coppa Italia, una coppa Uefa e la Supercoppa italiana, simbolo altissimo della potenza azzurra di quegli anni.
L’addio del Pibe de Oro nel 1991 chiusero un periodo d’oro del Napoli e di Napoli, che resterà sempre incancellabile nel cuore dei tifosi. Da lì, la lenta discesa verso gli inferi: anni di crisi, sportiva ed economica fino alla retrocessione in serie B del 1998 ed il fallimento nel 2004, dopo una gestione davvero oscena della squadra, allo sbando con i presidenti Corbelli e Naldi. Nell’agosto del 2004, quando tutto sembrava ormai perso, Aurelio De Laurentiis decide di acquistare il club, retrocesso a tavolino in serie C, senza una squadra e senza neanche un pallone o un campo per allenarsi. Poche settimane per creare una rosa e tanto spirito di sacrificio per il neo nato Napoli Soccer. Da lì la storia è nota ai più: gli azzurri sono risorti dalle proprie ceneri come la fenice, risalendo a galla con la promozione in serie B avvenuta nel 2006 dopo il secondo anno di C1 e la cavalcata fino alla massima serie insieme all’allora tecnico Edy Reja.
In pianta stabile in serie A da sei anni, il Napoli ha rifondato le sue basi, costruendo un club sano, forte e competitivo sia in Italia che in Europa ma con i bilanci sempre in verde, per non ricommettere gli errori di un passato che hanno portato a situazioni sportivamente davvero tragiche. Sono tante le soddisfazioni conquistate del club azzurro in questi anni: la triplice qualificazione in Champions League, le avventure in Europa League, campionati dominati e chiusi al secondo e terzo posto, vittorie schiaccianti contro tutte le big, due Coppe Italia conquistate e tantissimi fuoriclasse che hanno scelto di vestire la maglia azzurra per portare sempre più in alto il Napoli e regalare dopo quasi trent’anni, nuovamente lo Scudetto ai propri tifosi.
Ottantotto anni di passione, di sofferenza, di lacrime, di gioia, di profondo amore, di sacrifici e tanti insegnamenti. Perché per i suoi tifosi, il Napoli non è soltanto una squadra di calcio: è una molla per il riscatto sociale, è spirito di aggregazione, rivalsa verso chi si crede il più forte ma non mette in gioco anche il cuore, è uno svago da una difficile quotidianità, è una priorità su tutto, è vita. Tanti auguri Napoli ed altri miliardi di questi giorni, sempre più vincenti e sempre più tinti d’azzurro, il nostro splendido azzurro.
Alessia Bartiromo
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