Giovanni Branchini, procuratore (tra gli altri) di Blerim Dzemaili, ha rilasciato un’intervista a calciomercato.com nella quale, tra gli altri argomenti, ha parlato anche del Napoli e di quanto l’Europa League possa diventare uno svantaggio per chi la gioca.
E il Napoli fatto fuori dall’Athletic Bilbao nel preliminare di Champions? Sul mercato non poteva svegliarsi prima?
Il Napoli è una società oculata: conta otto utili consecutivi di bilancio e non deflette dalla linea che si è imposto. Una linea di rigore e di attenzione ai conti. Costi quello che costi.
Signor Branchini, dopo il disastro azzurro in Brasile, le ributtanti frasi razziste di Tavecchio sotto inchiesta Uefa, il mercato dei prestiti, l’esterofilia acuta che nella prima giornata di campionato ha mandato in campo il 53% di stranieri, si ha l’impressione che, toccato il fondo, il calcio italiano abbia cominciato a scavare. Se ne avesse il potere, che cosa farebbe ora per sabotare il lavoro delle talpe?
Il primo problema del calcio italiano è la mancanza di progettualità. Prenda il Bayern, per esempio: negli ultimi 21 anni, per 20 volte ha chiuso il bilancio in attivo e la sua gestione è stata così oculata da consentirgli di diventare campione di Germania, campione d’Europa, campione del mondo. E vorrei citare anche gli altri club tedeschi, a cominciare dal Borussia Dortmund. Basterebbe copiare. La verità è che il 30 per cento delle partite sono inutili. Che il mercato è troppo lungo e bisognerebbe tagliarlo, sia d’estate sia d’inverno. Che le squadre iscritte ai campionati sono troppe e devono essere ridotte. Che la Fifa e l’Uefa sono diventate prima di tutto organizzatrici di grandi eventi, moltiplicando il numero delle gare a dismisura. Vogliamo parlare dell’Europa League e della sua formula, dispendiosissima per i club che vi partecipano? Vogliamo parlare, con tutto il rispetto sia chiaro, di Andorra, Gibilterra, San Marino, delle Far Oer che tecnicamente sono di caratura inferiore, eppure vanno sistematicamente incontro a bastonate altrimenti evitabili? Ma Andorra, Gibilterra, San Marino e le Far Oer contano quanto Germania, Argentina e Italia in sede di elezione presidenziale e che non c’è nessuno, in Italia come all’estero, che si batta per cambiare questo stato di cose. Da torta che era, il calcio è diventato un pasticcino. In pochi se ne sono accorti”.