Campionato fermo. Arresto prematuro ed indigesto. Proprio quando si stava entrando nel vivo e gli occhi assumevano un color rosso porpora. Per il Napoli non è, però, non è una sosta nociva. Anzi. L’alba burrascosa di questa stagione ha regalato contrastanti e frenetiche emozioni. Aspre polemiche sull’operato societario, abbandono del primo obiettivo stagionale, boccata d’ossigeno quando il tunnel sembrava più impervio del previsto. Tutto inarrestabile, senza fiato. E’ ora di sedersi, riflettere e ricompattarsi. Sbattendo le porte in faccia ai detrattori. Questo sciame sismico dovrà prima o poi trovar pace.
Terremoti, dunque. A partire dallo spoagliatoio, parso quanto meno più agitato del solito. Le pesanti parole di Pandev su un gruppo poco coeso hanno lasciato perplessi, ma vanno interpretate sulla base dell’amarezza patita dal macedone. Certo, però, sono uno scossone. I mugugni di Callejon, infatti, vanno monitorati. E barcamenarsi tra le possibili motivazioni scatenanti (offerte dalla Spagna, squadra non rinforzata…) non fa altro che surriscaldare gli animi. Poi c’è l’estenuante caso Insigne e le conseguenze sul morale del ragazzo. Senza dimenticare che, a prescindere dai contrasti con la tifoseria, i suoi capricci sono partiti da un mancato rinnovo del contratto. Aspetto che, in un calcio privo delle vecchie bandiere, non è da sottovalutare.
Scosse continue che rischiano di mietere solo vittime. Urge che qualcuno prenda in mano le redini della situazione. Il discorso a cuore aperto del presidente De Laurentiis alla squadra è sì un modo per dimostrare vicinanza, ma anche un celato monito a chi abbia altri grilli per la testa. Il bene del Napoli è la priorità. Sarà Benitez la discriminante principale. Il suo carisma e la sua esperienza glielo impongono. Ancora di più dopo alcuni suoi passi falsi nella sessione estiva e nel doppio confronto con l’Athetic. Un uomo del suo calibro, dopo le tante richieste rimaste inascoltate, avrebbe anche potuto chiedere le dimissioni. Non l’ha fatto. Allora, in un modo o nell’altro, deve credere fermamente in questo progetto. Certo è che la scadenza di contratto al prossimo giugno fa un po’ attrito con i concetti di “futuro” e “programmazione”. E chissà che non possa scatenare ripercussioni all’interno della squadra.
Altri movimenti tellurici giungono dalla piazza e, più in generale, dall’opinione pubblica. C’è malcontento tra la gente confermato anche dallo stagnarsi della sottoscrizione degli abbonamenti. In verità tutti gli addetti ai lavori tendono a ridimensionare il Napoli di Benitez sia per corsa allo Scudetto che in chiave europea. Paradossalmente, vi dirò, è meglio così. Innanzitutto perchè i calciatori di maggior classe che gli azzurri vantano in rosa non accetteranno di buon grado di sentirsi declassati ed emarginati, riscuotendo uno scatto d’orgoglio che forse in altre condizioni non avremmo mai avuto. E che, con ogni probabilità, è stato il tassello mancante della scorsa annata. Poi si sa, soprattutto in ambienti così esigenti, quando si allenta la pressione e si riducono le responsabilità, il rendimento ne può solo beneficiare. Il Napoli poi, abulico ed ingessato quando sente il peso delle attese, non fa certo eccezione.
In buona sostanza i terremoti spaventano e lasciano a volte pietrificati, ma si deve avere la forza di reagire. Di sopravvivere. E, se si è fortunati, di rinascere.
Ivan De Vita
Riproduzione riservata