Nostalgia di derby, i “favolosi anni ’80″di Avellino-Napoli

Sarà perché siamo degli intramontabili nostalgici, sarà perché ci piace ancora e tanto rivisitare le carrellate di immagini e di video dell’epoca d’oro del calcio italiano, gli splendidi anni ’80, sarà anche perché l’Avellino è secondo in classifica in serie B, seppur a poche giornate dall’inizio del campionato cadetto, ma l’idea che ci balena in testa di rivedere nuovamente in serie A un derby della Campania ci affascina e non poco. Non solo per dovere di classifica, non ce ne vogliano gli amici di Salerno, ma il derby Avellino-Napoli ha rappresentato la regione in maniera piuttosto preponderante nel corso della lunga storia dei campionati, basti pensare che a partire dal 1978, quasi trentacinque anni fa, il primo derby tra biancoverdi e azzurri si disputò nel massimo campionato, quando l’Avellino dei miracoli acciuffò la promozione espugnando il Marassi, sponda blucerchiata, grazie ad uno storico gol di Pinga.

untitled 1untitledIn A l’Avellino fa le cose in grande, con Marchesi in panca e uomini del calibro di Massa, Di Somma, capitan Lombardi riesce a conquistare la salvezza all’ultima giornata, sul campo della Juventus, in una gara che i tifosi irpini con qualche capello bianco ricorderanno di certo, un recupero incredibile dal 3-0 sl 3-3 in poco più di 15′, grazie anche alla complicità del portiere di riserva di Zoff, tale Alessandrelli, ancora acerbo per i massimi palcoscenici. Quell’anno le due gare con gli azzurri si conclusero in pareggio al Partenio, 1-1 con reti di De Ponti e Beppe Savoldi, e con un sonoro 3-0 al ritorno al San Paolo, con doppietta di Savoldi e gol di Valente, che l’anno successivo passò proprio all’Avellino e che, guarda caso, deciderà proprio il derby campano con un suo gol, scherzi del destino che puntualmente giocano con la casualità (ottava giornata: Napoli-Avellino 0-1 : 77’ Valente).

Ma la storia sarebbe cambiata a cavallo degli anni ’80, complice l’occhio lungo e caparbio del presidente Antonio Sibilia, uomo del popolo, dai modi semplici, talvolta grezzi, ma efficaci. Il torneo 1980-‘81 resterà il più emozionante nella storia dell’Avellino, guidato da Vinicio più che mai lione tra i lupi. Ormai i lupi imagesLDO0EUQ3non sono più una sorpresa e l’ anno successivo si piazzano all’ottavo posto, grazie a Juary, ancor più bravo dell’anno prima con 8 gol, alla rivelazione Favero, storico terzino coi baffi ed alle giocate di Vignola. Ma c’è una data che rimarrà nei cuori di tutti i tifosi irpini: 14 marzo 1982, Avellino – Napoli 3-0, rete di Giovannelli e doppietta di uno scatenato Juary, che attira l’ interesse dell’Inter, che lo acquista per non pochi soldi, prima di tante plus-valenze che avrebbero reso famoso un certo Pierpaolo Marino. Il periodo terribile per gli azzurri si conclude col derby del campionato ’83-84, dopo il 2-0 del San Paolo (Casale Dal Fiume), al Partenio sconfitta amara e pericolosa per gli scenari di classifica ad opera dell’ex Diaz (1-0), lo stesso che qualche anno più tardi lanciava sale sulla testa di Diego Maradona per propiziargli la “malasuerte“, aneddoto raccontato dallo stesso “pibe de oro” diversi anni più tardi.

Passata la tempesta, il Napoli riuscirà sempre ad uscire indenne e/o vittorioso dalle sfide contro gli avellinesi, vittorie tra le quali vale la pena ricordare quelle dell’anno del primo tricolore, ’86-87, 3-0 con reti di Bagni e doppietta di Carnevale, a cui potremmo aggiungere il 4-0 dell’anno successivo, gol realizzati da Renica, Francini, Maradona e Romano. Il salto temporale che dividerà questa affascinante sfida tra le due compagini sarà abissale, quasi vent’anni per rivedere un derby, nel campionato 2003-04, il peggiore che si possa ricordare in tutti i sensi, da quello sportivo a quello umano, visto che quel derby coincise con i fatti intollerabili degli incidenti che videro la morte del tifoso azzurro Sergio Ercolano chiudere prima del tempo uno storico avvenimento che ora è ricordato per un nefasto episodio, marchiando a fuoco una partita tanto sentita e piacevolmente colorita come lo era il derby campano.

Qualche anno dopo la sfida si ripete nelle sabbie mobili della C1, per demeriti sportivi per l’Avellino, per retrocessione d’ufficio a seguito fallimento per gli azzurri, in uno scontro fratricida che verrà determinato nella finale playoff persa dagli azzurri (0-0 al San Paolo e 2-1 al Partenio) che regalerà la serie B agli de nirpini ed un altro anno di purgatorio agli uomini di Reja. Tra i fantasmi di un passato che ha visto fior di campioni tra i protagonisti di questo derby da qualche tempo dimenticato possiamo ricordare gente come Juary, Schachner, Dirceu, Vignola, Tacconi, Barbadillo, Favero, Alessio, Bertoni, De Napoli sulla sponda biancoverde, Savoldi, Krol, Bruscolotti, Ferrario, Maradona, Romano, Giordano, Careca, Carnevale, Bagni dalla parte degli azzurri, una lunga lista di eroi d’altri tempo che hanno reso le battaglie in campo epiche e meritevoli di essere annoverate tra le sfide più romantiche e spettacolari che il tempo, tiranno e cinico come sempre, ha nostro malgrado cancellato dal calendario calcistico che abbiamo sempre preferito.

Eccola la nostra rubrica “Qui fu Napoli” di questa settimana, promemoria un po’ retrò e nostalgico, ma intrinseco di quella voglia di far coincidere festa e sport, amicizia fra città della stessa regione e quel pizzico di sana rivalità “tra cugini” che ha da sempre contraddistinto i derby in ogni parte del pianeta. Chiamatelo “un articolo propiziatorio“, se vi è più congeniale…

Ecco le immagini di uno dei tanti “derby” che hanno caratterizzato gli anni ’80:

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