Riflessi dal passato, gli stenti di Michu ricordano vagamente quelli di Palanca

In assenza di concreto chiacchiericcio di campionato, le attenzioni si riversano, come noto, sulle prime impressioni di alcuni nuovi elementi della rosa azzurra, uno su tutti quel Michu che è ancora oggi oggetto palancamisterioso di una squadra che avrebbe disperato bisogno di ritrovarsi una sorpresa positiva in rosa proprio in quel ruolo, trequartista o spalla ideale di Higuain, che darebbe sicuramente una spinta quanto mai decisiva anche alle sorti dello stesso attaccante argentino, ancora lontano parente rispetto a quello intravisto lo scorso anno. Sapete oramai benissimo che la rubrica “qui fu Napoli” si occupa di “tergiversare” sul passato azzurro soprattutto per indicare similitudini, portare in auge gesta per identificare un’epoca e trovare, perché no, differenze tali da evidenziare aspetti messi in secondo piano. La storia sportiva di Michu, calciatore sul quale abbiamo concentrato l’attenzione, sembra ripercorrere a tratti quella di Massimo Palanca, arrivato in azzurro nel 1981 con un curriculum che faceva ben sperare nella definitiva consacrazione del calciatore, forgiato nella tecnica e nello spirito da un tecnico come Di Marzio che lo aveva svezzato al Catanzaro, dove nel ’76 realizzo il proprio personale miracolo sportivo, portare in serie A una squadra calabrese, quando ancora la Reggina non aveva lo slancio delle migliori stagioni sotto la guida del presidente Foti. Di Marzio molte volte lo tiene in panchina, soprattutto quando vi sono i campi pesanti non adatti, secondo lui, ad un giocatore leggero e veloce come Palanca. Inoltre c’è un altro tormentone. Palanca sta espletando il servizio militare. Morale della favola 5 reti  e solo 18 presenze. Il torneo del 77-78 è uno dei suoi campionati migliori; realizza ben 18 reti e vince il titolo di capo cannoniere e per la seconda volta davanti ad Ambu e Cimenti; questa grande prestazione  riporta nuovamente il Catanzaro in serie A.

E’ decisamente il 1978/79 l’anno migliore per Palanca. Dieci reti in serie A, ma soprattutto la fatidica tripletta alla Roma. La giornata è storia. Il 04/03/1979 all’Olimpico il tabellone indica Roma – Catanzaro 1-3: imagesPalanca, Di Bartolomei, Palanca, Palanca. La squadra calabrese è ormai una squadra temuta da tutti e da trattare con le dovute precauzione; la “cenerentola” venuta dalla serie cadetta e pronta a ritornarci è solo un ricordo. Storico il settimo posto, miglior piazzamento di sempre. Per Palanca anche otto gol in Coppa Italia, capocannoniere del torneo, con un Catanzaro che arriva alle semifinali, fermato dalla Juventus. Le porte della nazionale di Bearzot sembrano aprirsi inesorabilmente, ma rimarranno socchiuse soltanto poiché l’unica apparizione di Palanca in maglia azzurra sarà a dicembre del 1979 in una gara contro la Germania Ovest nelle fila della nazionale sperimentale. Palanca continua a segnare e nel campionato successivo arriva al secondo posto nella classifica dei bomber solo dietro Pruzzo. Sembra ormai che sia diventato un centravanti per una grande squadra e il sogno diventa realtà; il Napoli lo acquista per la cifra di  1.350.000.000 di lire, sicuramente non poco considerando l’epoca. La squadra crede molto nelle capacità del giocatore che dovrà sorreggere un attacco con i non più giovanissimi Oscar Damiani e Claudio Pellegrini. Del resto la squadra partenopea viene da un terzo posto e Palanca diventa l’eroe della città, come tradizione, insieme all’olandese Krol.

Ma come spesso accade quando le aspettative superano di gran lunga la realtà delle cose, Palanca fallisce clamorosamente la stagione decisiva per la sua carriera, solo 14 partite ed un solo gol, lo images (1)condannano alla panchina; il sogno svanisce presto anche se il Napoli giunge al quarto posto in classifica. Viene prestato al Como, dove trascorre un’altra stagione insignificante, il ritorno in azzurro nel torneo 83-84 al Napoli, pochi scampoli di gare ed ancora una sola rete lo allontanano definitivamente dai sogni di milioni di napoletani che avevano visto in lui il bomber del futuro, l’uomo della provvidenza, una sorta di piccolo nuovo Savoldi, più decisivo e pronto a proiettare la squadra verso traguardi insperati. Nulla da fare, le speranze si affievoliscono e molti riconoscono nelle possibili cause anche alcune incomprensioni con il tecnico Rino Marchesi, reo di non avergli concesso gli spazi adeguati per esprimersi. Gli anni pesano e la società decide di “svenderlo” al Foligno, in C2, squadra nella quale risorge e segna una valanga di reti. Palanca ha 33 anni, sta per terminare la carriera, ma il Catanzaro si ricorda di lui. La squadra non è più la brillante compagine di qualche hanno prima, che lottava per la parte alta della serie A; ormai i grandi campioni non ci sono più.

Siamo nel 87/87, il Catanzaro vivacchia in C1, in centro classifica. Poi a campionato già iniziato riacquista Palanca che rompe gli induci contro il Benevento. Il giocattolo ricomincia a funzionare ed i goal di Massimo riportano il Catanzaro in B. Nel 1986/97 vince la classifica dei cannonieri con 17 reti. Nel 87/88 Il Catanzaro perde la serie A per un solo punto. Palanca segna 14 reti , ma sbaglia un rigore decisivi contro la Triestina. “Baffo d’oro” esce fuori in lacrime e fu per lui quella l’ultima grande squadra. Seguono due tornei dove la squadra perde smalto e neanche il ritrovato Palanca Palanca1990riesce a il centravanti di un tempo. Alla veneranda età di 38 anni si ritira dal calcio giocato con qualche rimpianto e tanti ricordi che lasceranno inalterata la figura di un bomber di provincia a cui le grandi piazze andavano un po’ strette, Il poco spazio concessogli, le movenze un po’ sgraziate condite da una tattica ancora inadeguata, la mancanza del fiuto del gol che altrove sembrava una naturale conseguenza relativa alle doti possedute accomunano Michu e Palanca, con la differenza che la punta asturiana ha ancora davanti a se il tempo necessario per sovvertire la propria storia e allontanarsi da questa pericolosa somiglianza, non ce ne voglia il buon Palanca (a lato nella sua ultima stagione in maglia giallorossa, anno 1990).

Ecco alcuni gol del bomber che ha avuto poca fortuna in maglia azzurra:

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