Pecoraro (prefetto Roma): “Provo rabbia e dolore per la morte di Ciro. Oggi bisogna onorare la sua memoria”

Un ricordo indelebile. Racconta così, attraverso le pagine del “Corriere dello Sport”, quegli attimi infernali il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. Tra le operazioni studiate a tavolino per quel maledetto 3 maggio 2014 alle possibili operazioni future, Pecoraro si racconta così al” Corriere dello Sport”.

Prefetto Pecoraro, a sei mesi dalla tragica finale di Coppa Italia, con quale stato d’animo si avvicina a Napoli-Roma?
«C’è il ricordo ancora fortissimo di quella triste giornata, con l’evento sportivo e la vittoria del Napoli sulla Fiorentina assolutamente coperta dall’ombra tragica di quello che era successo prima della gara. E provo un sentimento di dolore e rabbia».

In questi mesi ha avuto contatti con la famiglia di Ciro Esposito?
«Mai. E anche pubblicamente non ho risposto alle polemiche. Prima di tutto viene il rispetto per il giovane tifoso scomparso. Sulle altre cose c’è la magistratura al lavoro».

Agli occhi dell’opinione pubblica, soprattutto agli occhi dei tifosi napoletani, però, la gestione dell’ordine pubblico la sera della finale di Coppa Italia è stata inefficiente.

«Ci sono le dichiarazioni del ministro Alfano e l’attività della magistratura a fare chiarezza. Le forze di polizia in campo hanno agito secondo le direttive che io avevo imposto nell’ambito del Comitato per l’ordine e sicurezza pubblica. La magistratura non ha individuato responsabilità delle forze dell’ordine, il cui operato anzi deve essere apprezzato come sempre».

Cosa si aspetta dal pubblico del San Paolo?
«Uno stadio composto, che si prepara ad onorare la memoria di Ciro e quella di tutte le vittime dello sport. Celebrando l’idea di sport come incontro e non come scontro».

Quale gesto simbolico potrebbe rappresentare una svolta?
«Il ricordo delle vittime, un clima sportivo che porti a seguire la partita in maniera serena, il giusto atteggiamento dei tifosi napoletani nei confronti della squadra giallorossa, così come dovrà essere quello dei romanisti nei confronti del Napoli. Deve prevalere lo Sport, con la “s” maiuscola».

Il pensiero va già alla partita di ritorno: come si può intervenire?
«Mi auguro che le responsabilità, che sono individuali, non siano estese a tutto il popolo romanista, e viceversa. Il calcio è uno sport, deve esserci un sentimento di sana competizione e non di prevaricazione. Bisogna isolare le frange estremiste per fermare comportamenti che sono delinquenziali, non da tifosi».

I due club cosa possono fare?
«Avevo proposto un’amichevole anche a livello giovanile tra Napoli e Roma, con un momento di partecipazione delle due tifoserie. Un tentativo di far capire che si è tutti tifosi dello stesso sport, uniti nel calcio, e che il tifo delinquenziale non ha nulla a che vedere con questo gioco».

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