C’è una differenza abissale tra Europa League e Champions League: non soffermandosi sugli introiti e pensando ad aspetti molto più superficiali, un match contro Real Madrid, Bayern Monaco, Barcellona, Chelsea ed affini, attira anche solo nel leggere il nome dell’avversaria molto di più di un atipico confronto con undici slovacchi o svizzeri. Inutile negarlo: l’Europa League per i tifosi ha molto meno fascino ed attrattiva, complice anche un orario molto particolare per un turno infrasettimanale casalingo, le 21.05.
Dopo la gara interna contro l’Athletic Bilbao per i preliminari di Champions ad agosto, i tifosi non se la sono sentita di dare un’altra possibilità “internazionale”, registrando per l’Europa non più di 15.000 spettatori a gara, gli stessi presenti ieri al “San Paolo” per il match contro lo Young Boys di Uli Forte. Tra questi, anche una folta rappresentativa di svizzeri, che hanno infiammato il pre partita fortunatamente senza conseguenze. Il dato però che fa riflettere è proprio questa disaffezione: d’altra parte, il percorso degli azzurri in Europa tra le mura amiche è stato fino ad ora senza sbavature, con prestazioni ricche di gol e convincenti ma, ciò non basta a riempire lo stadio come i vecchi tempi.
Per fortuna però, i presenti di ieri non hanno mancato di far sentire il proprio appoggio: le curve erano gremite, gli applausi hanno accompagnato le gesta dei beniamini azzurri, insieme ad una meritata standing ovation per Jonathan De Guzman, protagonista indiscusso della serata. Insomma, pochi ma buoni si direbbe, ma quanto mancano quelle “notti d’Europa” dello scorso anno, dove tutto era possibile, dove si respirava un’atmosfera d’altri tempi, quando il “San Paolo” era davvero un fortino inespugnabile, pregno di passione azzurra.
Alessia Bartiromo
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