In-difesa. Assediata dagli avversari e dai propri limiti. Fino a soli dieci giorni fa la retroguardia azzurra era il tallone d’Achille del Napoli di Benitez. Una gruviera a cielo aperto, a partire dal contestatissimo Rafael. Una sensazione di insicurezza latente, un eterno triangolo rosso ogni qualvolta venisse scaraventata la palla nella metà campo partenopea. 12 gol incassati nelle prime otto gare di campionato sono un carico di piombo sulle spalle di chi vuole raggiungere la vetta del torneo. Rimedi? Nessuno, almeno all’apparenza. Solo la preghiera.
Tre gare nell’ultima settimana. Roma, Young Boys, Fiorentina. Zero nella casella reti subite. Un caso? Assolutamente no. Processo di miglioramento in corso, ma i primi bagliori di solidità erano evidenti già nella trasferta di Bergamo. Poi questi 270 minuti, ogni partita con una sua specificità e accomunate dalla rete azzurra inviolata.
Roma e Fiorentina sono tra le big della nostra serie A. Eppure non sono riuscite a gonfiare la rete di una squadra perforata da chiunque, senza ritegno. Perchè? Perchè mantenere il livello di concentrazione al di sopra dei tassi d’ordinanza consente anche ad un reparto non eccelso di sfoderare prestazioni maiuscole. Appena, però, lo stesso comparto si avventura in terre oniriche rischia la beffa, proprio in virtù di una caratura non esattamente di primo pelo. Perfetta la gara con la Roma, in cui la percentuale di aggressività di tutti gli effettivi in campo ha agevolato il compito del quartetto arretrato. Determinante in questa analisi è il match di domenica sulle sponde dell’Arno. 90′ da grande squadra: dominare, colpire e soffrire. Ecco soffrire. Mantenere la giusta distanza tra i reparti per evitare di rimanere schiacciati ed essere focalizzati sulla manovra e sui possibili inserimenti da dietro. La Fiorentina, probabilmente, è stato il vero “punto e a capo”.
Non cadiamo però nell’errore di snobbare la prestazione casalinga contro lo Young Boys. Formazione modesta e a tratti sconclusionata, ma paradossalmente la classica bestia nera della difesa azzurra. Al primo scivolone, alla prima distrazione, in questa stagione siamo stati sempre puniti. Dunque l’allerta, in gara da siesta per il nostro blocco arretrato, deve rimanere costante come accaduto contro gli svizzeri. Ma qui, inutile nasconderlo, c’è anche bisogno di un pizzico di fortuna. La dea bendata, a quanto pare, almeno con un occhio inizia ad intravederci.
Non si tratta di coincidenze. Il lavoro di Benitez, il famoso equilibrio che si faticava a trovare, inizia finalmente ad emettere segnali positivi. Un’opera certosina innanzitutto sul piano dell’attenzione in tutte le fasi di gioco, maledette palle inattive comprese. Il “m’ama non m’ama” dei propri centrocampisti, dopo averli sfogliati ed alternati più volte, ha assegnato l’investitura a Jorginho e David Lopez: il primo come uomo d’ordine e lo spagnolo nei panni del mediano da contenimento e “pochi fronzoli”. Le tossine mondiali, tra l’altro, stanno finalmente abbandonando Albiol e Ghoulam, pian piano sulla via della riconciliazione con il passato. Poi c’è Koulibaly, petrolio grezzo sempre più sontuoso ed esplosivo. Probabilmente il miglior talento transitato in difesa nell’era De Laurentiis.
L’obiettivo è mantenere costanza nel rendimento degli ultimi tempi. Purtroppo, però, è anche lecito avere qualche timore a lungo termine. La Coppa d’Africa dovrebbe svolgersi regolarmente e privare il Napoli di Ghoulam. Zuniga, invece, è sparito dai radar più o meno nello stesso periodo dell’anno scorso e chissà quando finirà questo letargo. In aggiunta, c’è l’infortunio di Insigne. Cosa c’entra? Il talento di Frattamaggione non era solo assista e fantasia, ma anche tanta copertura e sacrificio richiesti dal mister. Vedremo Mertens come saprà immergersi in questo delicato ruolo. Insomma, anche per garantire sempre nuova linfa, il mercato di gennaio deve assolutamente orientarsi sull’ingaggio di due esterni.
Se la difesa sul campo inizia a tenere botta, ce n’è un’altra che non deve mai traballare. Quella da tutti i sapientoni che un mese fa ci spedivano fuori dalle pretendenti per l’Europa e ora ci “costringono” a competere per lo scudetto. Niente false illusioni, l’entusiasmo resti pacato. I progetti vanno semplicemente da una partita all’altra, come ha spesso sottolineato Benitez. No ai voli pindarici. Sarebbe un altro clamoroso autogol.
Ivan De Vita
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