II San Paolo nelle ultime due gare di campionato ha registrato un leggero aumento di spettatori, ma così com’era accaduto con Lorenzo Insigne o in passato con Lavezzi ed altri calciatori, lo stadio si è spaccato al momento della sostituzione di Hamsik. Una parte del pubblico ha fischiato lo slovacco, lo aveva già fatto durante la gara, mentre un’altra parte (le due curve in particolare) lo hanno applaudito, contestando a loro volta i “colleghi” tifosi. Un’immagine poco gradevole per chi guarda dall’esterno e per gli stessi protagonisti in campo, che dà l’idea di una tifoseria poco compatta ed unita: insomma il contrario di quel “spalla a spalla” invocato più volte da Benitez. Partendo dal presupposto che in entrambi i casi si tratta di sostenitori della maglia azzurra, è evidente che l’atteggiamento con cui si entra allo stadio è diverso.
DA TIFOSI A SPETTATORI – La metamorfosi è avvenuta con l’avvento della Pay Tv, quando i “vecchi” tifosi da stadio hanno lasciato il posto, anche se in realtà loro il posto lo hanno mantenuto, a comodi fruitori di partite guardate comodamente dal divano di casa. Ovviamente non c’è nulla di male in ciò, ma è forse arrivato il momento di chiarire e capire che si tratta di due “ruoli” completamente diversi. Prendete un vocabolario, anche se forse più comodo andare su un qualunque motore di ricerca, e cercate il significato della parola spettatore. Scoprirete che questo termine deriva dal verbo latino ‘spectare’, ‘osservare ed ha il seguente significato: “Chi assiste ad uno spettacolo, chi è presente ad un avvenimento“. Poi cercate la parola tifoso e leggerete che con tale termine si definisce: “Chi fa il tifo per atleta o squadre sportive; chi sostiene con fanatismo personaggi o squadre per spalleggiare e esaltare (questo è il significato di tifo)”. Si tratta dunque di due atteggiamenti completamente diversi. Il primo usufruisce “passivamente” di uno spettacolo, il secondo invece partecipa attivamente con il proprio sostegno a ciò che sta guardando. Sono entrambi comportamenti legittimi, ma poiché qui si parla di calcio, la domanda sorge spontanea: allo stadio si va da spettatori o da tifosi?
LIBERTÀ D’ESPRESSIONE – Se si va da spettatori per assistere ad uno spettacolo è legittimo che nel momento in cui quest’ultimo non è all’altezza e delude le aspettative, si contesta: chi acquista un biglietto ha il diritto di protestare così come accade al teatro (il paragone nel calcio viene spesso riproposto). Se si va da tifosi, allora è doveroso sostenere la squadra fino all’ultimo minuto, soprattutto nel momento di difficoltà. “Bisogna sostenerlo. Se io parlassi male di un tuo amico, tu me lo permetteresti?”, la domanda posta da Benitez ad un ragazzino che criticava Rafael. Perché se qualcuno a cui tieni sta attraversando un cattivo momento, anche se è frutto di suoi errori ed atteggiamenti sbagliati, bisogna stargli al fianco ed incitarlo a rialzarsi, poi arriverà anche il momento delle critica. Ma soltanto quando le acque saranno tornate tranquille.