Il Napoli ed il caso Zuniga, una questione da risolvere quanto prima

“Pensiamo alla prossima gara con la Lazio, vincendo siamo di nuovo terzi”. Sibillino Rafa Benitez nel post gara di domenica sera. Digerire certe sconfitte è sempre complicato, soprattutto se il contesto garantito dalla sestina arbitrale non è quello adatto ad una partita di un certo livello. I fantasmi del Napoli 2014-2015, della seconda gestione del tecnico spagnolo, però non possono essere tutti racchiusi nei novanta minuti di domenica sera. I tredici punti dalla Juventus e i dieci dalla Roma sono un solco che affonda le proprie radici in profondità. In un inizio stagione con il freno a mano tirato, in una serie di errori individuali e collettivi, in una rosa non adatta a garantire un passo costante, il ritmo tenuto dalle due prime della classe.

Sull’ultimo punto la realtà è stata più volte sancita, ribadita, le ragioni di bilancio hanno prevalso in maniera preponderante su quelle tecniche. Tutto lineare, verrebbe da pensare, ma in una gestione tracciata in maniera limpida come quella del presidente Aurelio De Laurentiis c’è un caso, su tutti, che stona, emerge giocoforza come pura contraddizione, quello di Juan Camilo Zuniga. Logico, giusto, naturale, essere vicini all’uomo in un momento difficile della sua vita, non solo professionale. Il colombiano ha da poco più di una settimana ritrovato il piacere del campo, la possibilità di ritorna a correre, allenarsi con il pallone, pronto a sradicare una morsa che ormai dall’ottobre 2013 lo attanaglia.

L’errore, però, sta a monte, ed il pensiero cade nel rivedere la mediana azzurra fronteggiare un centrocampo come quello juventino, all’esigenza di una, meritata, seconda esperienza da protagonista per Walter Gargano, alle incertezze mostrate dalla retroguardia nell’arco di un’annata che già condivide a metà rimpianti e soddisfazioni. Un gruppo ambizioso, quello guidato da Benitez, fatto di ottimi interpreti ma con alcune evidenti lacune, da oltre un anno privo del giocatore che dopo Higuain pesa maggiormente sul tetto ingaggi di una società che ha come priorità la salubrità dei propri conti. Una contraddizione in termini che settimana dopo settimana, giornata dopo giornata assume un accento sempre più marcato. Un po’ se alla Juventus mancasse cronicamente Buffon o ai giallorossi Miralem Pjanic, va da sé che il peso specifico garantito nell’economia tecnica delle proprie squadre non sia propriamente quello che Zuniga, sebbene sia un ottimo terzino, riveste nel gruppo partenopeo.

Un lusso che evidentemente la società partenopea non può permettersi, date le esigenze strutturali che andrebbero garantite alla rosa azzurra, un caso – sperando che il tunnel del colombiano giunga spesso alla fine – da risolvere entro la prossima sessione di mercato, affinché non ci sia più spazio per annate avvolte da rimpianti e da voli pindarici.

Edoardo Brancaccio

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