Benitez resterà a Napoli? Il tormentone ormai è iniziato, e le voci si susseguono numerose. Nei prossimi mesi, si spera quanto prima, la verità verrà fuori. Intanto proviamo a immaginare il suo successore, analizzandone i fattori positivi e quelli negativi che potranno influire nella scelta di De Laurentiis. Che su una cosa è stato ben chiaro: il Napoli continuerà nel suo processo di internazionalizzazione. Che attenzione però, non significa per forza l’avvento di un nuovo tecnico straniero.
Oggi poniamo l’attenzione su Ronald Koeman e Cesare Prandelli. Il primo è un nome che non è mai stato fatto per la panchina azzurra: il suo curriculum parla chiaro, e con il Southampton sta stupendo la Premier League. Il secondo viene da due delusioni – Italia e Galatasaray – e potrebbe rilanciarsi proprio con il Napoli.
PRANDELLI
PERCHÈ SÌ – Anche l’ex Ct della Nazionale vanta un’ottima conoscenza del calcio europeo e mondiale. La sua versatilità tattica poi. Non ha un vero e proprio schema di gioco predefinito: al Mondiale, ad esempio, ha fatto girare i giocatori a sua disposizione variando il modulo in tutte le partite del girone. A Napoli avrebbe diverse soluzioni vista anche la plasmabilità dei giocatori azzurri. Nelle sue ultime esperienze con l’Italia e il Galatasaray, Prandelli ha firmato un contratto di circa 3 milioni all’anno, cifra ampiamente nei parametri del Napoli che al momento offre a Benitez uno stipendio di 3.5 milioni all’anno.
PERCHÈ NO – Con la Nazionale italiana ha alternato periodi di alti e bassi. Nell’Europeo del 2012 riuscì a portare l’Italia in finale quasi contro ogni pronostico, anche se poi gli azzurri furono abbattuti dalle furie rosse spagnole; mentre al Mondiale brasiliano è uscito al primo turno in un girone assolutamente alla portata. A parte i trofei individuali, Prandelli non ha vinto nulla a livello professionistico. Solo con la Primavera dell’Atalanta, negli anni ’90, può vantare un Campionato Allievi Nazionali, un Campionato Primavera e il Torneo di Viareggio.
KOEMAN
PERCHÈ SÌ – Allenatore molto sottovalutato, soprattutto ad altissimi livelli. Eppure ha uno score pazzesco: ha vinto tre campionati olandesi (due con l’Ajax e uno col Psv Eindhoven), una Coppa d’Olanda con l’Ajax, due Supercoppe (una con l’Ajax e una con l’AZ Alkmaar), una Supercoppa di Portogallo con il Benfica, e una Coppa di Spagna con il Valencia. Insomma, come Benitez, ovunque è andato ha alzato trofei. Ha iniziato la carriera di allenatore come vice di Guus Hiddink e di Frank Rijkaard nella Nazionale olandese; ha studiato (insieme a Josè Mourinho) alla scuola di Louis Van Gaal, di cui è stato secondo al Barcellona, prima di spiccare il volo come primo. Da quest’anno è al Southampton, che sta conducendo brillantemente in Premier League: i Saints sono terzi in classifica, e il loro gioco è ammirato in tutta l’Inghilterra. E lo scorso 11 gennaio l’allievo ha dato una sonora lezione al maestro: il Southampton è andato a vincere a Old Trafford contro il Manchester United di Van Gaal. Il suo modulo di base è il 4-2-3-1, ma quest’anno sta utilizzando molto il 4-3-3, denotando un’ottima versatilità.
PERCHÈ NO – Instaura un rapporto molto buono con i giocatori, a volte troppo. Mantiene spesso l’ambiente molto rilassato, non alza mai pretese nei confronti dei propri giocatori, impone divieti molto blandi. In Olanda qualcuno lo ha anche preso in giro per questo suo atteggiamento troppo accomodante, definendolo in alcune occasioni superficiale. Insomma, non l’ideale per una piazza come Napoli. Oltre al fatto che il suo contratto è coperto da una clausola rescissoria di due milioni di euro.
3 – Fine (Clicca qui per la prima parte e qui per la seconda parte)
A cura di: Vincenzo Balzano, Vittorio Perrone, Luigi Fervide