Tre punti con immancabile suspance, come da consuetudine in terra veneta. Tre punti al netto del grave errore di Rafael , nonostante i costanti brividi garantiti dal duo Albiol-Britos, una vittoria importante e sofferta, una sofferenza che ha trovato la propria fonte in una mediana per larghi tratti della contesa in affanno. Si salva David Lopez, che ha cercato di garantire il solito equilibrio, quell’ormai conosciuto spartito fatto di geometria e attenzione. Lo spagnolo, però, ha avuto modo di salire di ritmo solo grazie all’ingresso del solito Walter Gargano, imprescindibile per l’equilibrio azzurro. Ingresso, per lo stantuffo uruguagio, a sostituire quello che è apparso proprio come l’anello debole dell’undici azzurro al Bentegodi, Jorginho, l’ex centrocampista del Verona è il peggiore in campo di questo Chievo-Napoli.
Involuzione – L’occasione era propizia, proprio come quella raccolta a dovere da Manolo Gabbiadini, novanta minuti con i quali reclamare, ad alta voce, il proprio spazio nelle gerarchie di Benitez. L’ex doriano è esploso in tutto il suo talento, alla terza presenza in azzurro, prima da titolare in campionato, Jorginho invece è letteralmente scomparso, minuto dopo minuto, azione dopo azione. Completamente sovrastato dai centrocampisti di Maran, sempre in ritardo, mai in gradi di dettare il fraseggio. Troppi gli errori, anche negli appoggi più semplice, mai una giocata in verticale. Tempi di gioco, che dovrebbero partire dai suoi spunti, per larghi tratti dell’incontro in possesso degli avversari. Non c’è alcuna traccia di quel luminoso prospetto acquistato nel gennaio del 2014 dopo gli exploit alla corte di Mandorlini. Un talento che ad oggi è in netta involuzione, con dei limiti che oltre che tattici appaiono di personalità. Per prendere le mani della metà campo partenopea serve personalità, un aspetto che ad oggi all’italo brasiliano manca, e che ne sta limitando quella crescita che in tanti si auspicavano.
Edoardo Brancaccio
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