Dall’Inter all’Inter, dal 19 ottobre al 9 marzo, un’eternità per un atleta che vive di campo, di sgroppate su quella fascia. Per Camilo Zuniga la fine di un incubo, un calvario lungo cinque mesi che è andato ad aggiungersi a quello, identico, della scorsa stagione.
Un filo diretto, proprio nel posticipo di San Siro contro i nerazzurri allora ancora allenati da Walter Mazzarri, tecnico al quale il colombiano ha legato le migliori fortune da calciatore, l’ultima presenza nella stagione in corso. Sei presenze in campionato, tutte da titolare, alle quali vanno ad aggiungersi pochi minuti nella sfida d’esordio in Europa League contro lo Sparta Praga. Una linea continua, quella con i nerazzurri, uno dei club che, proprio su invettiva del tecnico livornese, maggiormente cercò Zuniga nell’estate dell’approdo di Benitez alle pendici del Vesuvio. Corte respinta dal presidente Aurelio De Laurentiis con annessa unità d’intenti sugellata da un rinnovo a cifre importanti, sottoscritto nella serata dell’Emirates contro l’Arsenal nell’ottobre del 2013, il riconoscimento del valore mostrato in azzurro, da un lato, l’inizio delle costanti difficoltà che hanno attanagliato il terzino di Chigorodò dall’altro.
Una stagione, questa, che partiva sotto gli auspici della rinascita rinascita, alle spalle il lungo infortunio, un Mondiale da titolare, un’annata da protagonista da tracciare. Tutto fermo dalla sfida d’andata con i nerazzurri. Nuovi problemi, un lungo percorso di recupero, informazioni riservate, supposizioni, il lavoro incessante dello staff medico azzurro, le cure presso la clinica San Rossore di Pisa sotto le sapienti attenzioni del Professor Castellacci, i continui contatti con lo staff medico dei cafeteros. Una salita ripida, affannosa, fatta di dubbi e perplessità, non per Zuniga, che ha lavorato, lottato, con un unico obiettivo: il ritorno in campo, quel sorriso da ritrovare, necessario per tornare a vivere, a calcare i campi da gioco.
Giovedì la notizia del pieno recupero(leggi qui), oggi il ritorno fra i convocati. Zuniga può tornare a sorridere, pronto a riprendersi quella fascia, passo dopo passo.
Edoardo Brancaccio