Sorteggio sfortunato per gli azzurri, che ai quarti di finale saranno ospitati dal Wolfsburg, una delle più serie candidate alla vittoria finale della competizione. Scongiurato il pericolo derby, è già tempo di pensare alla trasferta in terra tedesca. La città di Wolfsburg non è confrontabile a quella di Napoli per storia e cultura. Essa è infatti stata fondata soltanto nel 1938, e originariamente chiamata Stadt des KdF-Wagens, ovvero città delle automobili Kdf. Quest’ultima, società ricreativa tedesca, un giorno sarebbe divenuta la Volkswagen, una delle più importanti case automobilistiche mondiali.
Ed è proprio per questo che la città di Wolfsburg è famosa nel mondo, ovvero per essere il luogo che ospita la sede principale della Volkswagen. La stessa squadra di calcio è stata fondata dalla casa automobilistica nel 1945 come semplice svago per i dipendenti. Soltanto negli ultimi anni la “Das Auto” ha iniziato a investire seriamente sull’undici biancoverde. Ad oggi l’unico trofeo in bacheca resta però il Meisterschale conquistato nel 2009.
Una città essenzialmente priva di storia, anche perché fino agli inizi del ventunesimo secolo è stato considerato uno dei luoghi meno interessanti della Germania, e l’unica motivazione per visitarla era appunto rappresentata dalla visita alla fabbrica della casa automoblistica.
Qualcosa però sta cambiando. Il progetto di modernizzazione della città parte dal “museo delle automobili”, la Autostadt, posseduta – guarda caso – dalla Volkswagen. Si tratta di una zona all’aria aperta che ospita, oltre ai pannelli dedicati a tutte le automobili della “Das Auto”, anche bar e ristoranti. Un vanto per il territorio è anche il planetario, che rappresenta il più importante museo scientifico della Germania e che soltanto nei primi tre mesi di apertura ha ospitato 100 mila turisti.
Si tratta insomma di una città che ruota quasi completamente intorno alle sorti della casa automobilistica. Un luogo che per storia, cultura e tradizione è lontano anni luce da Napoli. Chissà se anche sul campo si noterà questa differenza.
Vittorio Perrone