Chi l’ha visto?

Istvàn Vad di professione fa l’imprenditore. Dal 2007 se ne va in giro per mezza Europa con il fischietto in mano, e qualche volta in bocca. La passione per il calcio l’ha travolto: da lì ha deciso di diventare arbitro.

Che c’entrerà mai col Napoli, direte? Forse poco. Lasciateci, però, il tempo di spiegare. Nel marzo 2012 il fischietto ungherese è stato ufficialmente selezionato come arbitro di porta in vista degli Europei di Ucraina e Polonia – nella squadra arbitrare diretta da Viktor Kassai, suo connazionale.

Nella prima gara, quella tra Italia e Spagna, fila tutto liscio. Nella seconda, però, accade il misfatto. Si gioca Ucraina-Inghilterra, ed è proprio Istvàn Vad a non convalidare un gol proprio sotto la sua area di competenza. Ci risiamo. Ecco a voi il solito gol fantasma.

L’epilogo, però, stavolta è diverso. La cinquina arbitrale (tutta!) viene esclusa dal prosieguo del torneo, fino al termine della fase a gironi.

Insomma, è passato un bel po’ di tempo ma l’esperimento degli arbitri di porta non è che sia così prolifico, proprio per usare un eufemismo. Con più uomini a dirigere il gioco si crea solo più confusione, più indisciplina, più proteste da parte dei giocatori in campo. Quando va bene.

Quando va male, invece, la cosa rischia di diventare una barzelletta: come si può non vedere la palla entrata (completamente) oltre la linea di porta quando sei a 2 metri di distanza? La domanda ce la poniamo un po’ tutti. E se Damato era lontano, Di Bello, l’assistente di linea, era lì, senza scuse.

E i numeri non sono clementi. Portare in giro per l’Italia tutto il carrozzone degli arbitri, compresi quelli di porta, costa (eccome): si parla di una spesa tra 1 milione e 600 mila e 800 mila euro annui, con circa 185mila euro di contributi che vengono direttamente dalla FIFA. Nei fatti, in 2 anni, secondo calcoli non improbabili, si spenderebbe poco meno di quanto non costerebbe installare la tecnologia che eviterebbe i gol fantasma nei 16 stadi italiani.

Cosa fare? Come regolarsi? Di sicuro è inutile appellarsi alla violenza del tiro di Higuain, alla velocità della palla, all’occhio umano che, come tutto, non è infallibile. Ed è inutile, allo stesso tempo, appellarsi alla malafede per giustificare un errore così grave. La storia di Istvàn Vad parla forte e chiaro. Una bella punizione sarebbe il minimo per garantire un minimo di serietà al campionato. Perché di barzellette ne abbiamo viste fin troppe. E la stagione entra nella fase decisiva.

Raffaele Nappi

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