Non sarà un’altra Bilbao!

Incompetenza fatti capanna. Un triste dogma che in Italia ci affianca quotidianamente. Ma percepirla in ambito europeo aiuta a sfatare tanti falsi miti. Massacriamo ogni sacrosanta domenica, talvolta ingiustamente, l’operato degli arbitri nostrani. Quando poi la mediocrità delle casacche nere colpisce una semifinale di Europa League, tutto ciò soprende e sinceramente disgusta. Il Napoli beffato e depredato ben oltre i suoi demeriti, si interroga anche sulle sue mancanze e su una strada verso Varsavia improvvisamente tortuosa. Con i fantasmi dello scorso agosto che si addensano nei nostri pensieri. Ma non sarà un’altra Bilbao.

PERCHE’ QUESTO DNIPRO NON E’ QUELL’ATHLETIC. L’1-1 e l’obbligo di rincorrere iniettano un po’ di apprensione, senza dubbio. Le due squadre sono entrambe compatte e rognose, pronte a vendere l’anima pur di conseguire un risultato epico. Ma le coincidenze finiscono qui. La qualità dei baschi è nettamente superiore a quella messa in mostra dagli uomini di Markevych, sia nei singoli che nella manovra. Ostruzionismo e raddoppi in marcatura, lo spettacolo non abita da quelle parti. Magari l’atteggiamento casalingo potrà essere più propositivo, eppure è più facile da pronosticare una squadra nuovamente raggomitolata e pronta ad approfittare di eventuali amnesie del Napoli. L’Olympysky, campo neutro di Kiev dove il Dnipro affronta le sue gare casalinghe, non incute certo timore come il San Mames. E le visite ad ambienti caldi, quest’anno, proprio non sono mancate. E’ vero che il calcio insegna come spesso la squadra più forte può soccombere a quella più affamata ed organizzata. Ma bisogna essere bravi ad esaltare i propri valori nella gara secca, accettando anche la battaglia. Per la fame, beh, la Polonia sarà talmente vicina da avvertire almeno un certo languorino.

PERCHE’ QUESTO NAPOLI NON E’ QUEL NAPOLI. Sul piano fisico, innanzitutto. Allora una parte della truppa proveniva dalle fatiche mondiali, con le conseguenze che tutti hanno visto. Ora la squadra attraversa un periodo di buona forma, con prestazioni sempre al di sopra della sufficienza nell’ultimo mese, eccezion fatta per il capitombolo di Empoli. La vittoria di Doha e il felice cammino in Europa, con l’esclusione a domiciio di una delle maggiori pretendenti al titolo, ha inoltre pungolato gli azzurri sul piano della convinzione e della fiducia nei propri mezzi. Per altri fattori, però, sembra proprio che il secondo anno della gestione Benitez non sia mai iniziato. L’incapacità di stanare difese fittissime o di chiudere le partite al momento opportuno, che ci ha costretto a dilapidare punti ed obiettivi; gli improvvisi e sanguinosi cali di concentrazione, troppo spesso senza spiegazioni plausibili; una perenne fragilità mentale, chiaramente dipendente anche dalla caratura di tanti calciatori in rosa, con l’effetto di non riuscire quasi mai ad invertire la rotta quando il mare è in tempesta. Un po’ tutti questi ingredienti si intregrarono nella cocente zuppa basca. Quale migliore occasione per dimostrare che il Napoli è cresciuto ed è maturo per un traguardo storico?

PERCHE’ QUESTA SFORTUNA DOVRA’ PUR MOLLARE LA PRESA. La Juventus al San Paolo, la Lazio in semifinale di Coppa Italia e le vicende di ieri sera. Tutte queste gare hanno visto gli azzurri per nulla esenti da colpe proprie. Ma non si può non ammettere quanto abbiano inciso sull’epilogo finale clamorosi abbagli arbitrali. Nessuna teoria del complotto, altrimenti saremmo noi i primi stupidi a scrivere ed appassionarci per vicende decise a tavolino. Ma occhi aperti sì e spazio alla meritocrazia, non ai favori di palazzo. Perchè dalle sviste si può guarire, ma la cura deve partire dall’alto. E la sorte avversa non è legata solo ai giudici di gara, ma anche alle tante gare perse o pareggiate al primo tiro in porta degli avversari. Una disdetta. Insomma questa Dea si liberi dalla benda e ci venga incontro. O ci penserà il campo a fare giustizia.

Perchè non sopporteremmo un’altra Bilbao. Un sogno coltivato a lungo non può essere spezzato così bruscamente. Non senza aver sputato sangue. Tutti insieme. Dritto verso Est. Andiamoci a prendere ciò che ci spetta.

(Ho finito. Ora potete staccare la mano da lì. Tanto vi avevo visti. Tutti!)

Ivan De Vita

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