Un film già visto, un deja vu riproposto con troppa continuità in questa stagione. Il pareggio del Tardini ha il valore di una sonora sconfitta, l’ennesima chance buttata inopinatamente al vento da un gruppo che non è riuscito mai ad innestare la marcia giusta in una corsa Champions alla portata. Un Parma coriaceo, battagliero, che per lunghissimi tratti ha ammansito le velleità di una truppa, quella di Rafa Benitez, che aveva il dovere di fare propria la posta in palio. Poco conta l’assedio, nulla tange la prestazione superlativa di un Antonio Mirante insuperabile, esisteva un unico risultato e gli azzurri non sono riusciti a coglierlo.
Assenti ingiustificati – Una battuta d’arresto che oltre agli errori dei singoli – inopinabili – mette alla berlina una mediana completamente assente. Per un tempo il Napoli è praticamente spezzato in due tronconi, poco incisivo in avanti – Zapata mai in grado di far male all’accorta retroguardia ducale – e una difesa che rischia di crollare ad ogni accenno di pericolo. La coppia Inler-Gargano esce con le ossa rotte da una gara dove tutto lasciava presagire un esito completamente differente, mai in grado di garantire filtro in mediana, totalmente assenti in fase d’impostazione, mai un accenno di fraseggio, lucidità e verticalizzazioni non pervenute.
Una barca che affonda – Ancora una trasferta amara, ancora una retroguardia che neppure la sceneggiatura di un capolavoro del cinema horror riuscirebbe a delineare. Si salva solo Albiol che prova, come può, a tenere le redini dell’intero pacchetto difensivo. Koulibaly continua a manifestare troppi cali di tensione, alternando buone uscite a vuoti inaccettabili, come in occasione del vantaggio parmense dove viene praticamente bruciato sul tempo. Prima rete dei ragazzi di Donadoni dove spicca la firma di Henrique ed Andujar, c’è il difensore brasiliano ad ostacolare il portiere argentino in area, la nota più dolente in una prestazione dove non riesce mai a garantire costrutto in nessuna delle due fasi di gioco, in affanno in marcatura, inconsistente la sua spinta. Il portiere ex Catania è invece il peggiore in campo della sfida del Tardini. Due errori da cineteca degli orrori , per restare in tema: inconcepibile l’incertezza in uscita a regalare l’1-0 avversario, sebbene ostacolato dal nugolo di maglie in area di rigore, un errore che segna nella testa dell’argentino un abisso che si materializza nel secondo erroraccio sulla forte, ma centrale, conclusione di Jorquera. Due errori che sigillano un ennesimo harakiri, l’ennesima occasione sprecata in un’annata che definire bipolare sarebbe solo un leggero eufemismo.
Edoardo Brancaccio