All’indomani dell’addio di Rafa Benitez a Napoli e della scottante delusione al “San Paolo” contro la Lazio che ha sancito l’addio definitivo al piazzamento Champions, i tifosi all’ombra del Vesuvio avevano le idee chiare su cosa pretendere per la prossima stagione. Maglia sudata, appartenenza alla terra ed al progetto, umiltà, grinta, motivazioni e tanto, tanto carattere. Insomma, più sostanza e meno apparenza, in profonda antitesi con quanto visto quest’anno con un Napoli sulla carta davvero fortissimo ma in campo presente ad intermittenza. Molto spesso infatti, sono stati proprio i campioni a venire meno alla chiamata di responsabilità ed alla grossa mole di pressioni deludendo le aspettative senza riuscire spesso a fare la differenza nei momenti topici tra campionato, Europa League, preliminari di Champions e Coppa Italia.
IL RINNOVAMENTO. La forte esigenza di rinnovamento è stata in parte voluta ma soprattutto forzata: con l’addio di Benitez è venuto meno un progetto intero e l’idea di continuità. Senza la Champions poi, era normale prevedere un ridimensionamento tra ingaggi, ambizioni e mercato, con il gap con le big sempre più profondo. Ecco il coraggio di cambiare, l’esigenza di fare scelte diverse, con la certezza di essere impopolari e magari il timore di sbagliare ma al contempo la consapevolezza che si è davanti ad un bivio: provare davvero a cambiare le cose o cavalcare un’onda che sembra non impennarsi più. E’ infatti il momento giusto per rimediare agli errori commessi: livellare i vari reparti della squadra, rifondare difesa e centrocampo, tornare tatticamente versatili, imprevedibili e soprattutto dispensare agonismo, carattere e quella voglia di dare sempre il massimo, contro ogni avversaria, a caccia di un’impresa o di un sogno. Anche perché i rifiuti fanno sempre male ma forse sono l’ennesimo segnale che la strada giusta è quella diversa.
L’UOMO CHE NON TI ASPETTI. Ecco che si svolta e si sonda il terreno per Mihajlovic, Montella, Prandelli. Ma anche per lui, che al “Football Leader” di Amalfi arriva in ritardo e non vuole sedersi tra i big perché preferisce stare in disparte a fumare. Che regala sorrisi, abbracci, attestati di stima con una naturalezza incredibile, nonostante la tuta questa volta l’abbia lasciata a casa. Non è un caso che a fargli i complimenti in ordine cronologico l’ultimo sia stato un certo Samuel Eto’o ma chiunque ami il calcio e ne capisca qualcosa, ha speso almeno un minuto del suo tempo per tesserne le lodi. Maurizio Sarri è l’antidivo per eccellenza, l’anticomunicatore doc: non prepara discorsi, improvvisa, sorride, dice anche qualche parolaccia. Ma è terribilmente preparato, meticoloso, vero. E questo non può che essere un pregio. Non è parte del sistema, va avanti per la sua strada, con il suo staff. E’ Davide contro Golia e fa parlare i risultati ottenuti scommettendo sui giovani, con pazienza, lavoro, sacrificio, coraggio e fiducia di chi ha saputo e voluto investire su di lui.
TATTICA E TECNICA. A Napoli lo ricordano bene: ha messo in grandissima difficoltà Higuain e soci sia all’andata che al ritorno in questa stagione con il capolavoro del suo Empoli, ha impressionato contro le big ed in ogni uscita, dispensando un bellissimo calcio e facendo giocare male qualsiasi avversaria. Ha valorizzato ogni pedina a disposizione portandole fino alla Nazionale, preferendo un team in gran lunga di italiani, altra pecca del Napoli degli ultimi due anni. Lavoro e voglia, quelle di fare bene, fare la differenza. Come Valdifiori, che alla rosa azzurra farebbe bene come il pane.
Da qui, due promemoria: la consacrazione di Conte è stata alla Juventus, prima non era l’eroe degli scudetti. Quando Allegri allo stesso modo è approdato al club bianconero quest’anno, non era ancora il condottiero di finali di Champions o di campionati stravinti. Tornando indietro con il tempo, gli scudetti all’ombra del Vesuvio sono stati conquistati con la fiducia di due tecnici bravissimi nel gestire un’ottima rosa. Insomma, è necessario avere pazienza. Di aspettare, giudicare. Di capire chi davvero sarà l’allenatore del Napoli. E poi dopo, solo dopo, si potranno tirare le somme e fare bilanci e paragoni.
Alessia Bartiromo
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