Paradossalmente potremmo paragonare la stagione azzurra che sta nascendo (quando riecheggiano ancora le urla dei tifosi per l’ultima di campionato) alla prima stagione targata De Laurentiis. Paragone un po’ forzato probabilmente, ma il Napoli di Sarri ha bisogno di ripartire da zero dopo due stagioni piene di speranze ma avare di successi, non quanto almeno tutti i tifosi auspicavano.
La squadra azzurra attuale è milioni di anni luce lontana (in quanto a qualità e valore economico) da quella che si accinse a giocare il primo campionato di serie C nella storia della società azzurra (in realtà non era neanche la SSCNapoli). Come quel Napoli però, la squadra che si accinge a ritrovarsi a Dimaro agli ordini del mister toscano ha la necessità quasi di ripartire da zero, almeno nell’animo dei tifosi.
Dimenticare il regno spagnolo e riprendere un po’ da dove si era interrotto Mazzarri; questo sembra l’intento del Presidente azzurro. Nel tourbillon delle notizie di calcio mercato quello che però sembra l’argomento dell’ultima ora (e degli ultimi giorni e delle ultime settimane) è la questione stadio.
Il catino di Fuorigrotta, ubicato lì nel bel mezzo di uno dei quartieri partenopei più affollati e centrali necessita di cure ed anche immediate. Lo impone la volontà di guardare in alto, di avvicinarsi (almeno in questo) all’Europa ed il desiderio di donare ai tifosi azzurri una casa degna di contenere tutta la passione che gli stessi riversano sulla squadra partenopea.
Riduzione dei posti, eliminazione della pista d’atletica e del secondo anello; queste in breve solo alcune delle modifiche da fare ad un struttura un po’ anziana e con i rattoppi osceni di Italia ’90. Modifiche esterne allo stadio, aggiunta di strutture che consentano la fruizione dell’impianto per l’intera settimana.
Fin qui tutto bene, se non fosse che da mesi si alternano colpi a ripetizione tra proprietà azzurra e comune partenopeo (il vero proprietario del San Paolo). Una partita di scherma tra De Laurentiis e De Magistris con l’uno che avanza a colpi di sciabola e l’altro che risponde a colpi di fioretto. Un giorno in pieno accordo, l’altro in completo disaccordo con un’altalena di reazioni che ha dello stucchevole e del mediaticamente improponibile (non ultima la comparsa online di foto del manto erboso dopo i primi lavori per il concerto di un noto cantautore italiano, campo della disputa).
Ovvio che ognuno porti acqua al proprio mulino e che la “coperta” San Paolo sia corta, ma quello di cui necessiteremmo, sarebbe una presa di coscienza che con questo gioco al massacro non ci vince nessuno ed a perdere sono i soli tifosi.
L’altalena delle dichiarazioni non stenta a fermarsi ed i concerti della discordia sono vicini. Qualcuno pensi ai tifosi azzurri, i veri creditori di soddisfazioni.
Antonio Picarelli
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