Era l’11 dicembre del 2013: Napoli ed Arsenal si giocavano il passaggio del girone in Champions League, in una cornice meravigliosa come quella del San Paolo, con il delirio della gente sugli spalti a sostenere 11 leoni pronti a conquistare la vittoria. Finì 2-0, serviva un altro gol: pubblico in piedi, come sempre vale la logica “al di là del risultato”, ad applaudire i propri guerrieri, uno in particolare.
Quella notte, Gonzalo Higuain era in lacrime: pochi mesi a Napoli e tanto era bastato per farsi conquistare. Ci aveva creduto il Pipita, più di tutti. In quelle lacrime c’erano rabbia, determinazione, attaccamento, entusiasmo, voglia di vincere e quant’altro. Un anno e mezzo dopo, sempre allo Stadio San Paolo, arriva la Lazio e ci si gioca la Champions: finisce 2-4, ultima umiliazione di una stagione, la seconda di Benitez alla guida del Napoli, piena di bassi e pochi alti, tante delusioni e poche emozioni, rispetto agli anni precedenti, conditi da trionfi ed imprese. Cosa è cambiato in così pochi mesi in Higuain e nel suo rapporto con la piazza? Dove sono finite quelle lacrime? Sono state forse sostituite da una partenza in fretta e furia per l’Argentina e la coppa America? No.
E’ ovvio che un calciatore, soprattutto un campione, non si giudica per un rigore fallito, al di là dell’importanza: dal dischetto hanno sbagliato i più grandi, Maradona compreso. Non si giudica dalla mancanza di lacrime, anzi. Non si giudica dalle dichiarazioni che fa nei confronti di squadra, società e compagni, ma da altri fondamentali fattori tramite i quali, in questa stagione che si avvia a partire, Higuain può riconquistare quanti lo hanno accusato di scarso attaccamento alla piazza e ai colori, per smentire tutti, anche quelli che rimpiangono altri attaccanti avuti in stagioni precedenti all’arrivo del Pipita da Madrid. Ecco i punti.
Determinazione: la costante della prima stagione in azzurro di Higuain, troppo spesso sostituita dalla rassegnazione nel passato campionato: certo, non tutta colpa dell’argentino, ma per un campione la determinazione è un fattore importante e fondamentale. Il Pipita ha dimostrato di averne molta: sempre presente in area da rigore, pronto a cogliere ogni occasione che si presenta; sempre al servizio dei compagni, perché l’attaccante moderno non deve essere solo finalizzatore ma anche al servizio della squadra: probabilmente Callejon, al primo anno in azzurro, non avrebbe realizzato ben 20 reti, senza l’aiuto importante del compagno.
Rabbia: da un punto di vista sportivo, può essere un fattore determinante. Giocare una partita come se fosse sempre l’ultima è un aspetto fondamentale che il Pipita deve assolutamente ritrovare dentro di sé e tra i suoi compagni. Davanti alla porta la rabbia deve esserci: non solo per se stessi ma anche e soprattutto per chi si rappresenta, una squadra, una città, un popolo, una cultura. Davanti al portiere, che sia dell’Empoli o del Real Madrid, non conta: in quel momento ci sono milioni di tifosi dietro te che spingono quella palla, con la stessa rabbia e voglia di emergere, di conquistare, di vincere, non solo di partecipare. Se Higuain ritrova questo fattore, non ha pari al mondo.
Serenità: in campo si giudica il calciatore, non l’uomo. Ed è per questo che Higuain deve ritrovare la serenità in sé e nell’ambiente, dove è amato e protetto sempre e comunque: un rigore sbagliato, anche se importante, non pregiudica il rapporto con una piazza, come quella di Napoli, che ad un suo protetto dà tutto quel che ha: ci si prende il brutto, magari la contestazione e qualche fischio, in casi esagerati anche una folclorica offesa in dialetto, ma ci si prende anche il bello: le grida, le urla al suono del proprio nome, il delirio ad un goal, le lacrime se la rete è particolarmente importante. In una piazza così ci si prende tutto o niente: Higuain non è il calciatore da niente, è uno che vuole tutto e subito, lo ha ampiamente dimostrato e sicuramente lo continuerà a fare. Ritrovare e soprattutto mantenere la serenità, per tutta la stagione, può far bene non solo a lui ma ad un intero ambiente.
Alchimia con un allenatore che può esaltarne le qualità: Maurizio Sarri non è Rafa Benitez. Il primo è il giorno, il secondo la notte. Sarri non ha allenato grandi club, il Napoli è il primo, ma non gli manca sicuramente la personalità per gestire un rapporto che invece Benitez non ha saputo sempre mantenere equilibrato. Sarri gioca un calcio meno pragmatico e dogmatico, per far capire meglio, un calcio che sia più divertimento e meno lavoro, il contrario di Don Rafè, allenatore-manager con occhi al bilancio e al mercato. Se Higuain ritrova questo aspetto, se ritorna a vivere il calcio come è giusto che sia, uno sport di competizione in cui si lavora per vincere, il Napoli avrà di nuovo il suo guerriero. E’ forse il top player più rappresentativo con cui si confronterà Maurizio Sarri. Dopo i complimenti di Eto’o, il Mister dovrà guadagnarsi quelli di Higuain, e allo stesso tempo Gonzalo dovrà ripagare la fiducia incondizionata che Sarri sicuramente gli darà
La squadra al servizio di un grande attaccante moderno: Higuain sa essere micidiale davanti alla porta e persino nelle retrovie: essere un attaccante moderno significa questo, avere una squadra che gioca per te ed essere al suo servizio sempre. Non solo goal, ma anche assist e tante occasioni create per i compagni. A Sarri l’ardua impresa: trovare il giusto meccanismo per far funzionare un 11 potenzialmente distruttivo, secondo a nessuno nel massimo campionato italiano. Avere la squadra che gira intorno ad una persona può sembrare controproducente, invece non lo è: come con Cavani al suo tempo, anche con Higuain può realizzarsi il progetto vincente di avere un attaccante micidiale che però sa essere utile in ogni momento, in ogni fase del campo, che sia la difesa o il centrocampo.
Higuain è tornato già in campo nell’amichevole col Porto: passata l’amarezza per la Coppa America, il Pipita si appresta a cominciare la sua terza stagione in azzurro, quella contemporaneamente sia della rinascita sia della consacrazione definitiva a Napoli, che lo ha eletto fin da subito pupillo indiscusso ed indiscutibile. L’attaccante visto ad Oporto, psicologicamente in ottima condizione, fisicamente ancora alla ricerca del giusto equilibrio, è solo un assaggio di quello che Sarri ed un’intera tifoseria si aspettano il prossimo 23 agosto, quando finiranno le chiacchiere e sarà tempo di dare risposte, a partire dalla prima di campionato contro il Sassuolo.