Al momento del nuovo acquisto di Pepe Reina da parte del Napoli, quella parte indolente di critica, sempre pronta a puntare il dito, aveva mugugnato: “Giocherà poche partite, è spesso infortunato, l’ingaggio è troppo alto in relazione all’età”. Accuse che, per come si era messo il ritiro di Dimaro, sembravano anche legittime: in Trentino il portiere spagnolo ha svolto quasi sempre lavoro differenziato e con il Nizza, nella prima amichevole contro un avversario di spessore, Gabriel diede subito adito a cattivi pensieri. E alla fine il Napoli subì tre gol con l’alternanza tra i due portieri brasiliani in porta.
POI ARRIVA PEPE – Ad Oporto però, Pepe Reina si è ripreso il suo ruolo; che non è solo quello di portiere, ma di leader difensivo a tutto tondo. Ne ha giovato la retroguardia intera, per non dire tutta la squadra: la sicurezza che imprime la sua presenza tra i pali è di fondamentale importanza. L’area piccola è il suo regno, che il pallone arrivi alto, basso o a mezza altezza poco importa; e i suoi piedi danno sempre il via all’azione. La parata con colpo di reni a Latina poi, è un marchio di fabbrica della casa: e anche nell’ultimo test precampionato, con Pepe titolare, la porta azzurra è rimasta inviolata.
FUTURO – E’ chiaro che a 33 anni non si può avere la freschezza atletica di un ventenne. Ma è vero anche che Reina in carriera è sempre stato un fior di professionista, che ha curato in maniera perfetta il suo corpo; i riflessi rispondono ancora, la sua reattività è intatta. E’ probabile che, se il Napoli dovesse andare in fondo a tutte le competizioni e giocare quasi 60 partite, qualcuna dovrà saltarla per forza di cose. Ma da qui a criticare il suo acquisto, ce ne passa. E’ l’emblema di una piazza che, in un modo o nell’altro, sarà eternamente insoddisfatta.
Vincenzo Balzano
Twitter: @VinBalzano