Provate voi a definirlo “solo calcio”. Provate voi a farlo in un sabato sera di fine settembre, con un popolo di migliaia di persone unite sotto un’unica, immensa bandiera. Provate voi a dire che in fondo la Juve è soltanto una squadra, magari uguale all’Inter, identica al Milan. Provate voi a razionalizzare la vena pulsante di quel tifoso che ne ha viste tante, vissute troppe. E provate voi, in un sabato sera di fine settembre, a non avere un batticuore infinito. A non sentirvi parte integrante di un meccanismo che, volenti o nolenti, alla fine riporta sempre lì: dove l’amore spera di battere la potenza, la ricchezza, la furbizia. Dove l’azzurro sfida ancora il bianconero. Dove la storia può cambiare: almeno per novanta minuti, almeno un altro po’.
Sarri l’ha capito dal primo giorno a Castel Volturno: certe cose qui sono sacre, intoccabili. Proprio come Napoli-Juve, “la madre di tutte le partite” per De Laurentiis, il sogno ricorrente per tutti i tifosi azzurri. Che sperano, bramano. Pregano. Ecco: figurarsi se qualcuno non l’ha accennato a San Gennaro, sfidando le regole non scritte di un calcio sempre meno pagano. “Una mano, nient’altro”, la scena è tutto fuorché inimmaginabile. Una mano, sì. Che nella Smorfia è il numero 5, e che qui vediamo di “onorare” a modo nostro. Con cinque (appunto) modi per combattere il “mostro bianconero”. Sperando sia di buon auspicio fino al minuto 90 (ma senza “paura”).
#1 LA CATENA DI DESTRA – Primo sguardo ai convocati, primo problema: la Juve arriva a Napoli senza un terzino destro di ruolo. Lichtsteiner è fuori, Caceres rientra solo mercoledì. E allora? Allegri giocherà la carta Padoin laterale in caso di difesa a 4, Cuadrado in un eventuale centrocampo folto. Insomma: comunque vada a finire, la zona mancina degli azzurri può far male. Sia per la non irreprensibile verve del venti bianconero (facilmente in difficoltà con i vari Insigne, Mertens, Callejon), sia per l’inevitabile calo di un Cuadrado non così abituato alla doppia fase. In sintesi: da sinistra potrebbero arrivare belle, guizzanti sorprese.
#2 SENZA BOMBER – Anche qui: gli infortunati bianconeri aiutano tanto. Mandzukic ne avrà ancora per un po’, Morata è invece appena rientrato dopo un fastidio addominale. Come starà? È questo il più grande interrogativo dei piemontesi: perché lo spagnolo a mezzo servizio rischia di essere un vantaggio per gli azzurri. E Zaza, in vantaggio per ora su Dybala per una maglia da titolare, non deve far paura…
#3 MANOVRA PREVEDIBILE – Lì nel mezzo si fa fatica. Lo dicono le statistiche, lo conferma puntualmente Allegri. C’è sempre gran confusione, in casa Juve. Lemina con il Frosinone ha dettato tempi, senza però mai impostare davvero; Hernanes, probabilmente tra gli undici, garantisce sicuramente qualità, ma rende lenta e macchinosa la manovra juventina. Ovvio: i guizzi di Pogba devono far paura. Però costruire una gabbia sul francese serve a poco, specialmente con un Allan così.
#4 CALCI PIAZZATI – Disattenzione. Questo è forse uno dei problemi più gravi della Juventus 2.0 del tecnico livornese. Che in conferenza lo ripete sempre: “C’è tanta inesperienza”. Dove la si può sfruttare se non sui calci piazzati? Basti guardare la rete di Blanchard per crederci un po’ di più.
#5 IL SAN PAOLO – Senza tifosi ospiti, lo spettacolo è meno bello. Zero storie. Tuttavia il fattore “San Paolo” potrà ancor meglio fare la sua parte: urla, cori, incitamenti. Il Napoli si ritroverà davanti ad un personalissimo Everest costruito su aspettative e speranze, su sogni e ambizioni. Dare il benservito alla Vecchia Signora equivarrebbe a ricucire uno strappo altrimenti quasi irrecuperabile. E poi a crederci, sempre. Senza periodi di disaffezione, senza quella linea sottilissima tra critica costruttiva e distruttiva. Senza per forza oscillare da una parte o dall’altra. Perché i carri traballanti, del resto, non arrivano mai interi al traguardo.
Cristiano Corbo