Hysaj e la “prova del 10”: l’albanese ha saputo sconfiggere pregiudizi e paure

Un mezzo sorriso volto a scaricare un po’ di tensione, poi lo sguardo che si fa alto e concentrato. Sabato sera, allo stadio “San Paolo”, l’espressione di Elseid Hysaj era d’una loquacità a tratti tenera: e parlava di una sfida fondamentale innanzitutto per se stesso. Perché calda, sentita, sognata. E perché, davanti a più di cinquantamila persone, avrebbe dovuto rispondere alla domanda più spinosa di tutte: è davvero questo ciò che riserva il futuro? Test superato, pure a pieni voti. Per la gioia di Sarri e di chi ha creduto in lui sin dal primo calcio a quel pallone, come il “su’ babbo”.

PERSONALITÀ – Contro la Juventus, la prova del nove per Elseid si è trasformata nella “prova del dieci”: nel senso che più di Morata (visto solo nella parte finale di match), il terzino destro ha dovuto fronteggiare un certo Paul Pogba, molto spesso quarto d’attacco juventino con licenza di saltare l’uomo. L’ex United ci ha provato, per carità: solo che ha trovato un muro davanti pronto a respingergli anche le più concrete certezze. E sarà pur vero che la verve del francese non è più quella dello scorso anno, ma il 4 in pagella del presunto fenomeno da cento milioni è stato decretato in parte anche dal ragazzo arrivato da Empoli. Che ha tenuto botta e bene. Che l’ha costretto spesso all’errore, sempre a giocate frenetiche. E che l’ha completamente intrappolato nella sua morsa, permettendo ai vari Jorginho ed Hamsik spesso di contraccambiare il favore lanciando gli azzurri alla ribalta. Insomma: chi voleva una prova tangibile della sua forza, è stato accontentato.

RIVINCITA – Non la desiderava Sarri, questo è certo. È che per l’allenatore ormai Hysaj è un giocatore che può far tutto: spingere, difendere. E poi sì, poi può pure rispondere: alle critiche, alle sue richieste, alla sua stessa fame di calcio. Enorme, quella di Elseid. Che ha visto il padre correr via dall’Albania per inseguire un sogno. E che oggi corre lui, però sulla fascia del Napoli. Per un obiettivo diverso ma ugualmente grande. E per prendersi rivincite mirate: da chi ha martoriato la sua terra, a chi non ha creduto mai in lui. In fondo, anche in parte dai napoletani: perché un cuore così non si dovrebbe mai scaricare tanto facilmente. Perché un ragazzo così non dovrebbe mai subire l’ingiustizia assurda del pregiudizio.

COME IL “BABBO” – Tempo al tempo, e chissà quante volte gliel’ha ripetuto suo padre. Arrivato in Italia su un barcone come tanti per fare il muratore, poi diventato professionista affermato con tanto d’impresa edile durata vent’anni. Un esempio, per il laterale: oggi in campo per lui, grazie a lui, con lui. Che quando ha dovuto scegliere tra gli affetti ed un vero futuro, non ha avuto esitazioni: tutto per Elseid, affinché potesse vivere la vita che merita. Affinché potesse vivere una notte come quella del San Paolo: da titolare in una delle partite più importanti della storia del calcio italiano, ingabbiando il possibile fuoriclasse del futuro prossimo. Riuscendo, per l’ennesima volta, in quello che sembra essere un vizio di famiglia: stupire tutto e tutti. Con quel mezzo sorriso, lo sguardo concentrato, e un passato da riscattare.

Cristiano Corbo
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