Novanta minuti di spettacolo allo stato puro, una partita perfetta sotto ogni punto di vista. Il Milan di Sinisa Mihajlovic al tappeto, un K.O tecnico senza possibilità di responso per i giudici di gara. Il Napoli conquista San Siro nel modo migliore, con un calcio sublime, che brilla di luce propria nel panorama del calcio italiano, mettendo la propria indelebile impronta su una Serie A ad oggi priva di reali padroni e con tante pretendenti.
Uno 0-4 che in casa rossonera ricorderanno per anni, travolti da una lezione di calcio che parte da una retroguardia superlativa. Movimenti praticamente perfetti, grinta e condizione fisica eccellente, un elogio che coinvolge l’intero reparto ma che emerge, imperioso, nella prestazione di Kalidou Koulibaly. Un gigante d’ebano dinanzi al quale ogni speranza avversaria viene vanificata, si liquefa al cospetto di un centrale in grado di abbinare forza fisica ed eleganza, tempi di chiusura e lucidità inestimabile. Il diamante grezzo approdato dal Genk la scorsa stagione sta mutando in un brillante luminoso sotto l’ala, pregna di consigli e sempre foriera di appunti, di Maurizio Sarri.
Il cuore pulsante dello strabiliante collettivo partenopeo vive, a differenza delle passate – e vincenti – gestioni, in una mediana in grado di abbinare qualità e quantità in ogni fase di gioco. Jorginho gara dopo gara ravviva il ricordo degli exploit scaligeri arricchendoli con una personalità sempre crescente. Non spreca mai una giocata, un metronomo preciso che porta per mano i compagni dettando sempre il passaggio giusto. Conquistata la maglia da titolare, un segnale deciso anche ad Antonio Conte presente in tribuna. Non lancia segnali, lascia solchi Allan Marques Loureiro, terzo goal in stagione e lo spunto sempre in canna, caldissimo, pronto ad esplodere e bruciare David Lopez per il vantaggio azzurro. Il punto più alto in una gara dove garantisce, sempre, il contributo che qualunque tecnico desidera da un proprio interprete a metà campo: intelligenza tattica, corsa, nerbo da lottatore consumato, senza mai lesinare la proiezione offensiva. Una gemma preziosa rubata alla gioielleria dei Pozzo in estate.
Novanta minuti di dominio assoluto, con i nodi dell’undici di Mihajlovic venuti al pettine nel confronto con il devastante attacco partenopeo. Ottanta minuti da regista offensivo per Gonzalo Higuain, non azzanna i rossoneri come sua abitudine – già quattro i goal realizzati ai rossoneri – ma contribuisce in maniera preponderante al trionfo azzurro. A referto l’assist per il raddoppio e lo spunto ad ubriacare Rodrigo Ely che propizia la punizione del tris azzurro. Due note importanti in una gara sontuosa, al servizio dei compagni, cercando meno del solito la gloria personale. Un trionfo quello nel posticipo in salsa meneghina, che è, però, il trionfo di un giocatore su tutti. Un giocatore che gara dopo gara sta raggiungendo un valore inestimabile in valore assoluto come per gli equilibri dell’undici di Sarri, Lorenzo Insigne: il migliore in campo della sfida di stasera. Una doppietta d’autore, destro secco sul palo lontano per il raddoppio e poi, a seguire, il tris su punizione, lasciando poco scampo ad un incolpevole Diego Lopez. Attacca, difende, assiste i compagni di reparto – ormai l’intesa con Allan è un dolcissimo leit motiv – e trova la via del goal. Un giocatore dai margini di miglioramento infiniti che ottiene la meritata standing ovation alla Scala del Calcio.
Edoardo Brancaccio