Dall’altare alla polvere e viceversa. La soddisfazione, le speranze, di una piazza in attesa di rilancio, sotto la guida di un tecnico di assodato carattere. Tutto corredato da una campagna acquisti finalmente non più all’insegna del risparmio, di fantomatici parametri zero, in casa rossonera. I dubbi, lo scetticismo su un processo di internazionalizzazione abortito troppo presto. Le incertezze foraggiate da quella scommessa su un tecnico preparato, ma con poca esperienza e un background che alla voce Serie A presentava una singola stagione ad Empoli, per la piazza partenopea. Poi la parola al campo, per riscontrare due progetti tecnici ad oggi in totale antinomia: il gruppo di Mihajlovic al palo, subissato da critiche sotto svariati punti di vista: dal piglio, agli equilibri tattici, passando per un gioco lontano dall’incantare una platea raffinata, da sempre, come quella della Scala del calcio. A contrapporsi il gruppo di Maurizio Sarri che proprio a Milano, nel posticipo di domenica scorsa, ha proseguito un percorso che lascia spazio a poche interpretazioni: diciotto goal fatti e una rete subita in sei gare, con lo scalpo di Lazio, Juventus e Milan ad impreziosire una marcia a tratti inarrestabile. Condizioni in antitesi che si abbracciano nello storico 0-4 di San Siro, temi affrontati con il collega Giovanni D’Avino di SpazioMilan.it, contattato dalla nostra redazione.
Domenica scorsa a “San Siro” una sfida senza storia, quali i meriti azzurri e i demeriti del Milan?
Domenica il Napoli ha dominato su tutti i fronti, in tutte le zone del campo c’è stata una superiorità tecnica, tattica e soprattutto atletica; l’aspetto che più mi ha sorpreso dato l’impegno del Napoli in Europa League, ha corso di più e soprattutto meglio del Milan. Meriti che vanno al tecnico azzurro che ha preparato meglio la partita, con attaccanti che pressavano sempre alti, consci delle lacune della retroguardia rossonera nel cercare l’impostazione. Lacune mostrate anche a Genova dal Milan, quando i rossoneri sono stati privati delle loro fonti di gioco, a causa del pressing alto degli uomini di Gasperini. Difficoltà che attanagliano il Milan da tempo, manca un costruttore di gioco, giocatori di cui invece dispone il Napoli, che ha in rosa elementi di giostrare al meglio a metà campo.
Critiche che cominciano a toccare anche la gestione Mihajlovic…
Sono convinto che nel trittico giocatori-tecnico-società Mihajlovic abbia sicuramente le colpe minori. Il mercato è stato impostato sulle sue indicazioni ma ci sono evidenti difetti strutturali. Manca un difensore d’esperienza che faccia crescere Romagnoli e manca un giocatore di spessore a metà campo in grado di fungere da regista. Montolivo ha caratteristiche che potrebbero avvicinarsi ma non ha il ritmo, il passo necessario. Mihajlovic però ha le sue colpe, sta lavorando da luglio, il materiale umano e tecnico a disposizione è quello che è, ma potrebbe fare molto di più. Questo gruppo manca di personalità, soprattutto nei momenti difficili.
Personalità, ma non era proprio il serbo a dover garantire al gruppo questa peculiarità?
Si Mihajlovic è stato preso proprio per questo, nettamente in controtendenza con Allegri, Leonardo, Inzaghi. Il serbo dovrebbe garantire questo surplus di grinta, motivazioni, ma deve anche esserci il materiale in grado di recepire tali caratteristiche. E’ difficile che un giocatore riesca a diventare un leader se non ha queste caratteristiche nelle sue corde, il tecnico ci ha provato, come dopo la gara col Mantova, c’è da vedere se i giocatori siano in grado di recepire tali direttive.
L’accento cade, dunque, inesorabilmente sulla campagna acquisti estiva. Galliani è la figura più contestata dalla piazza rossonera, come ritieni sia stato investito il cospicuo budget a disposizione?
Si, il primo imputato per i tifosi resta Galliani, come attestato anche da un nostro sondaggio con risultati schiaccianti. Il mercato del Milan era partito bene, ma è stato assolutamente incompleto. Il solo Romagnoli non bastava a rinforzare una difesa che l’anno scorso è stata tra le più battute tra le big, c’era la necessità di inserire nel gruppo un giocatore che gli permettesse di crescere. Personalmente non ho assolutamente apprezzato le cessioni di Ramì e Paletta, in un pacchetto difensivo qualitativamente non elevatissimo la dirigenza ha ceduto due giocatori tra i più forti. Per il francese forse l’offerta del Siviglia era irrinunciabile, una plusvalenza di spessore per un calciatore acquisito a parametro zero. A centrocampo si è rinfoltita la batteria delle mezzali che era ben fornita, tutti giocatori di quantità ma come già detto è mancato il regista, il direttore d’orchestra che guidasse tutti questi giocatori di movimento. I problemi del Milan sono questi, al netto di una spesa di quasi 90 milioni. Ad oggi ad un ventenne come Romagnoli è impensabile chiedere di essere il leader della retroguardia di una squadra come il Milan. Non partecipare alle coppe europee resta un limite importante.
Il gruppo di Sarri, molto vicino ai rossoneri in primavera, marcia invece a tappe forzate. Quali sono le tue impressioni circa la nuova gestione tecnica azzurra?
Da qualche settimana ho una grandissima impressione, lo ribadisco. Il Napoli mi ha colpito a San Siro soprattutto perché ha sempre cercato di perseguire la sua idea di calcio anche sul 3-0. Una squadra che ha fame, che pensa di poter ambire a traguardi prestigiosi. La base c’era, il Napoli ha una delle rose più forti del campionato, un gradino leggermente sotto Roma e Juve ma ha un valore tecnico importante. Grandissimi meriti vanno dati anche a Sarri, ritenevo inconcepibile criticare un tecnico dopo due o tre partite. Ha avuto il merito di cambiare modulo, di dimostrare tutta la sua intelligenza, ha capito che le posizioni in campo devono essere rapportate alle caratteristiche dei giocatori, una netta differenza rispetto all’anno scorso. Se il Napoli riesce a registrare la difesa, come nelle ultime uscite, in avanti i goal non tarderanno mai ad arrivare. Gli azzurri possono ambire a traguardi importanti, Sarri sembra aver capito che è necessario abbinare equilibri al grande potenziale offensivo.
Una campagna acquisti, in casa Napoli, meno roboante rispetto a quella rossonera ma che sembra portare i suoi frutti. Chi ti ha maggiormente colpito in questo primo scampolo di stagione?
Domenica Allan mi ha impressionato tantissimo, già avevo affermato che ad eccezione dei soliti noti come Higuain per la sfida di domenica il brasiliano era il giocatore da temere. Prosegue il percorso della scorsa stagione ma ciò che stupisce è la crescita dal punto di vista tecnico alternata alle grandi qualità in fase difensiva. Quando hai la capacità di trovare giocatori simili, in grado di giostrare palla e garantire una grande fase di non possesso ti ritrovi un giocatore dominante. Reina ha senza alcun dubbio dato sicurezza all’intero reparto difensivo sia per personalità che per caratteristiche tecniche.
Milano-Napoli, universi paralleli e contesti diametralmente opposti. Ma il tema stadio resta sempre un “cantiere aperto”, dove risiede, a tuo parere, il cuore del problema?
Io credo che il problema essenziale sia in una macchina burocratica che in Italia è assolutamente inaccettabile, fatico a capire come si continui a perpetrare nel ritardare la legge sugli stadi quando in Europa si è avanti anni luce, faccio fatica a comprendere come non si arrivi a concepire che lo stadio non è un impianto adibito solo alle manifestazioni sportive, è una struttura che deve essere vivibile sette giorni su sette, che valorizzi l’intera zona circostante. Lo stadio dovrebbe essere un elemento che unisce ancor più l’intera piazza, la città, tutti i tifosi, che dia una visibilità che esula dall’aspetto prettamente del campo. Valutazioni, nel 2015, ormai recepite all’estero, ben venga quindi chi cerca di dotarsi di impianti moderni, di proprietà. Nel calcio moderno una squadra non può esistere senza avere uno stadio all’avanguardia, a maggior ragione in un campionato, come la Serie A, dove mancano grandissimi investitori arabi o dell’est europeo.
La Fiorentina capolista, già incontrata dal Milan, è la prossima avversaria degli azzurri. Pregi e difetti dell’undici di Paulo Sousa?
La Fiorentina ha nel centrocampo il suo punto di forza, Paulo Sousa è stato in grado di rivitalizzare giocatori come Borja Valero e Badelj, hanno inserito Mario Suarez. Fanno probabilmente il miglior possesso palla in Italia, pericolosi anche sugli esterni con Marcos Alonso e Kuba, che gradualmente si sta inserendo nei meccanismi viola. Restano difetti nella retroguardia, che può essere messa in difficoltà dal pacchetto offensivo azzurro. Sarà senza dubbio una bella partita.
Edoardo Brancaccio