L’attaccante del Napoli Beppe Mascara ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport. Ecco il testo:
Palla nel cerchio del centrocampo: e mentre intorno, distrattamente, si pensava che noia, che barba, l’omino agitò se stesso, raschiò il fondo del talento e, pum, la mise all’incrocio dei pali. A volte basta un clic: e da quel giorno, nelle cineteche, il picciotto che s’è inventato una diavoleria alla Diego s’è portato appresso il domandone. Palermo-Catania è il passato che riemerge, dopo la polvere della C e della B, dopo i sacrifici per riuscire a brillare di suo, e la parabola che continua ora conduce nell’olimpo, tra scudetti da sfiorare e Champions da attraversare. Il trucco c’è e si vede: un tocco di Mascara e via.
Mascara, per lei suona sempre la Campania….
«Ho giocato ovunque. Il primo contratto professionistico a Battipaglia; poi Avellino e la Salernitana: il Napoli era la squadra del cuore di chiunque, ce l’ho fatta».
Però è dura starsene nell’ombra…
«Io quando sono venuto sapevo di avere davanti tre fenomeni e di dover cogliere qualsiasi brandello di occasione. Così è stato e così sarà. Hamsik, Lavezzi e Cavani sono di un altro pianeta, noi umani proviamo a non farli rimpiangere».
Ma ora possiamo dire al Pocho, sorridendo, che le punizioni le batte meglio lei….
«Io non glielo dico».
Vabbé, mica si arrabbierà..
«Quando sono arrivato, c’erano gerarchie. Giusto così. E poi raramente è successo che con tutti e due in campo ci sia capitata qualche chance dal limite dell’area».
La musica della Champions la sente?
«Non vedo l’ora. Questa è la grande opportunità. Il destino me l’ha concessa ora e voglio viverla tutta. Ho dovuto lottare, sono contento di quello che fatto, ma sono contento anche di ciò che mi aspetta».
L’uomo dei gol impossibili.
«Quello da centrocampo nel derby a Palermo l’avete raccontato decine di volte. Ma il più bello è quello che devo ancora segnare».
La sua bacheca aspetta trofei…
«Ho vinto poco, è vero: un campionato con il Perugia, uno che vale il doppio e anche il triplo, perché ottenuto con il mio Catania dalla B alla A. Non voglio illudere, ma siamo con le quattro-cinque favorite di quello che si annuncia come uno dei campionati più belli di sempre; forse, il più bello».
Si lotta alla pari con…?
«Le solite: Milan e Inter per cominciare; ma la Juve s’è rinforzata, la Roma mi piace. Non c’è una squadra in grado di stracciare la concorrenza. Ci sarà da divertirsi».
Voi con quali armi lo farete?
«La società ha fatto ottime cose, il gruppo è solido e competitivo. Adesso tocca a noi. Abbiamo l’umiltà giusta, anche se siamo consapevoli che ripetersi è sempre complicato. Però la qualità non ci manca, proprio no».
L’ora di vincere sta per scattare, dunque…
«Ho fatto talmente tanta gavetta, che mi piacerebbe. Quando ho deciso di lasciare Catania, l’ho fatto solo perché avevo la possibilità di trasferirmi a Napoli. Non sarei andato in nessun’altra parte. La svolta della mia carriera è arrivata».
D’estate un attaccante si lascia andare a promesse…
«Sono in controtendenza: conta solo quello che sarò capace di fare. Io sto vivendo, dal punto di vista professionale, un’esperienza irripetibile: e non voglio assolutamente perdermi niente».
Sicuro che la precarietà non le toglie nulla?
«E voi siete sicuri che stare alle spalle di quei tre sia faticoso? Meglio averli con sé, si fidi».