Paziente, poco incline ad uscite teatrali, convinto della bontà delle proprie scelte e del progetto, a dispetto di critiche di ogni sorta. Il nuovo corso partenopeo ha portato in dote anche un Aurelio De Laurentiis tirato a lucido, in totale simbiosi con un percorso che ai voli pindarici ha rinunciato, perché stupire partendo dal basso, diciamocelo, ha sempre un sapore speciale.
Strenua difesa. La forza delle idee, una linea continua. Come in principio per Sarri, dopo gli affanni delle prime giornate, con una squadra non ancora plasmata al suo credo, persa tra le incertezze di un modulo non proprio nelle corde del patrimonio tecnico a disposizione. Una sterzata decisa dalla gestione tecnica, con somma soddisfazione di chi, come il patron azzurro, aveva difeso a spada tratta il suo tecnico: “Non prendetevela con Sarri, prendetevela con me”, presa di posizione netta e, alla distanza, felice. Come per il mentore dalla panchina, anche per il regista in mezzo al campo. Mirko Valdifiori non ha avuto un impatto esaltante con l’esperienza alle pendici del Vesuvio. Una condizione fisica lontana dall’essere smagliante, lo scotto di una maglia pesante, di una piazza raggiunta con lavoro e sacrifici, dopo anni trascorsi in provincia. A fare da contraltare l’esaltante momento di Jorginho, ritornato ai livelli che ne avevano fatto uno dei migliori interpreti sul mercato solo un anno e mezzo fa, con margini di miglioramento ancora lontani dall’essere definitivamente raggiunti. Dimenticatoio alle porte per l’ex regista dell’Empoli? Niente di più lontano dalla verità, a ribadirlo è De Laurentiis nel suo intervento alla Federico II: “Non dovete mettere alla gogna giocatori come Valdifiori. La società crede in lui, io per primo l’ho voluto. Sta pagando lo scotto di un cambio totale di contesto, ogni giocatore merita di essere aspettato. Ricordate Jorginho? Ora sta dimostrando di che pasta è fatto”.
La forza dei numeri. Una stagione per prendere la ribalta, all’esordio in Serie A a ventotto anni. Stupendo tutti, ammaliando Aurelio De Laurentiis deciso a portare in riva al Golfo il regista tanto agognato, addolcendo, nei limiti del possibile, la mai dimenticata occasione, persa, Verratti, sfiorita causa scelte a dir poco opinabili. La Nazionale conquistata e l’azzurro, quello partenopeo, all’orizzonte, per volontà diretta della dirigenza e non su esplicita richiesta del tecnico, come più volte ribadito dal diretto interessato. Nell’annata 2014-2015 sono stati i numeri, esaltanti, a parlare per il regista classe ’86; direttore d’orchestra del magnifico collettivo composto ad Empoli con pazienza e maniacale attenzione ai dettagli da Maurizio Sarri. Nove assist in 38 presenze, una media vicina all’80% di passaggi riusciti distribuiti in stagione, ben 512 palloni recuperati, a dimostrazione di come passo e intelligenza tattica possano sopperire a una non imponente fisicità nel contributo in fase di non possesso, una sentenza sui calci piazzati. Leader assoluto in campo, conquistando De Laurentiis e la piazza partenopea, ora sta al numero sei azzurro cambiare marcia e riconquistare lo spazio perduto.
Edoardo Brancaccio