Tra le mille emozioni, il Napoli di Sarri ha un pregio sostanziale: dà sicurezza. Più dell’arrembante fase offensiva, più dell’estro di Higuain ed Insigne, la percezione che si ha degli azzurri è infatti sempre più netta: non è mai vittima di sé, né dà l’impressione di poter cadere in qualsivoglia tranello del destino. Eppure ce ne sono, fidatevi. E sono tanti, e sono ovunque. Tra ostacoli e pressione, Sarri ha però già compiuto il primo miracolo: questa squadra non ha l’ansia di dover arrivare. Tantomento la paura di sbagliare.
Ecco: una sorta di mutazione genetica. Che collide ed inciampa sui rimasugli di quel vecchio mondo azzurro: sbiadito, con problemi d’autostima ed una paura matta di volare in alto, quasi come se soffrisse di vertigini ogniqualvolta il destino sapeva rilanciare quote ed ambizioni. È anche in quest’ottica che va analizzata la vittoria di Verona: perché diversa da tutte le altre. Come questo Napoli è diverso da tutti gli altri. E perché, a parte tutto, i partenopei hanno avuto il merito più alto di tutti: quello di aver reagito, e quindi sconfitto, anche la malasorte. Primo, fantastico, fondamentale step: ora sì, ora è “una grande squadra”. O almeno potrà realmente definirsi tale.
Un percorso che ad inizio anno sembrava mostruosamente inarrivabile, Maurizio Sarri l’ha difatti percorso in una dozzina di partite. Il tempo di prendere coscienza: di sé, dei suoi ragazzi, delle possibilità. E dell’ambiente, poi: forse trasformato più dello stesso gruppo. È che c’è una parolina che ha saputo cambiare tutte le carte in tavola: si fa chiamare “consapevolezza”. Napoli, ed il Napoli, ce l’hanno. Da grande squadra, appunto. Una di quelle mature e solide. Con cinque punti fermi per cui sognare è possibile. Anzi: doveroso.
#1 IL RISOLUTORE
In ogni grande squadra che si rispetti, il percorso verso la vittoria è sempre illuminato da una luce che splende più delle altre. Nel caso degli azzurri, occorreva risistemare completamente l’impianto. Sarri ci ha messo un po’: ha provato a cambiare potenza, a modificare l’assetto. E pure a fare a meno di qualche led ad intermittenza. Inevitabilmente, la ribalta è toccata a Gonzalo Higuain: sette gol in nove partite di campionato, quindi nove in dodici totali. Semplicemente abbagliante.
#2 COSTANZA DIFENSIVA
Creare tanto, e poi vanificare tutto con disattenzioni e tremori. Durante l’era Benitez, il fastidio si concentrava anche e soprattutto nell’impotenza con cui il Napoli si trovava ad affrontare le sue paure. Quest’anno? Le gambe non ballano più: Koulibaly riesce a sprigionare il suo talento, Albiol ha limitato enormemente le sue defaillances. Un piccolo trofeo, tra i tanti, che va dritto nella teca del “ciò che nessuno si sarebbe mai aspettato”.
#3 GRUPPO UNITO
La leggerezza dello scugnizzo Insigne, mista alla saggezza di Marek Hamisk. E ancora: l’esperienza ed il talento di Gonzalo Higuain, subito contrapposta alla voglia di spaccare tutto di Manolo Gabbiadini. Qualcuno l’avrà detto, forse sottovoce: in questa squadra non c’è un elemento che non abbia voglia di cambiare la storia. Tutti si sentono figli di Napoli. E tutti si sono riuniti sotto un’unica bandiera. Assolutamente d’esempio Pepe Reina: tornato per ridare quel tocco in più che mancava. Tornato per ridare speranza a questi colori.
#4 RICAMBI
Fuori il Pipita, dentro Gabbiadini. O anche: fuori Insigne, dentro Mertens. Solo in attacco, l’abbondanza è strepitosa. Aggiungeteci un Valdifiori rodato, un Chiriches in rampa di lancio, un Maggio davvero affidabile. Cosa vien fuori? Una squadra capace di poter lottare. Ovunque, comunque, e su ogni fronte.
#5 PALLINO DEL GIOCO
Calma, giropalla, verticalizzazioni intelligenti. E no: mai affrettate. Il Napoli non è più una coppia di fatto con il contropiede: è possesso, è gestione. È Jorginho ed il suo giostrare l’azione, è Allan ed i suoi inserimenti, è Hamsik e la sua intelligenza tattica. Ma anche Insigne e la sua responsabilizzazione, Callejòn e le sue diagonali. È Higuain e le sue prodezze. È Sarri ed il suo gioiello. Che brilla, che diventa ingombrante. E che inizia anche a fare invidia. Come quello delle grandi squadre, appunto. Come il Napoli, da adesso in poi.
Cristiano Corbo