Chi l’ha detto, che una voce in capitolo debba necessariamente farsi sentire. E chi l’ha detto, poi, che in un Napoli tatticamente già inquadrato alla perfezione, la corsa e lo spirito di sacrificio di Christian Maggio possano tranquillamente abdicare in favore delle nuove scelte di Sarri.
No, certe rivelazioni – seppure con buona parte di veridicità – in un mondo sentimentale come quello del calcio, finiscono per restare nel limbo delle frasi mai realmente pronunciate. E ad ottima ragione, poi: perché in quel mare chiamato turnover, c’è una foce concreta capace di portare tanta intensità ed una buonissima dose di esperienza internazionale. Di questi tempi, di questo Napoli, il tocco in più per scrivere un’altra pagina pronta a sfidare le banali leggi della scaramanzia.
ANNO ATIPICO – Col tempo, Christian ha imparato anche l’arte della disillusione. Ma l’ha fatto comunque da buon napoletano: continuando a sognare. Certe cose non si dicono, è vero. Tantomeno si pronunciano. Eppure era da un po’ che alcune sensazioni non gli scorrevano sulla pelle, da troppo che non si sentiva parte di un gruppo portato inesorabilmente verso qualcosa di grande. “Passo dopo passo”, continua a dire e dirsi: è che certe filosofie non hanno motivo di cambiare, soprattutto se funzionano così bene. Storia perfettamente sovrapponibile al suo atteggiamento: perché anche nell’anno più difficile, anche in un anno così povero di occasioni e di riflettori puntati, quel ragazzo di Montecchio ha saputo regalare una meravigliosa prova d’affetto. Mai una parola fuori posto, mai una bizza da senatore, mai una pretesa dettata da numeri che per altri sarebbero facilmente rivendicabili. Solo tanta umiltà e disponibilità. Quindi, infinito orgoglio quando c’è da portare quella fascia.
SEMPRE PUNTUALE – Orgoglio che spesso e volentieri si trasforma in vera benzina naturale. Che a sua volta alimenta tutte le varie sfaccettature del terzino azzurro: dall’attento difensore – con tanto di diagonali precise – fino all’uomo in più in fase d’attacco. Un match d’altri tempi, quello di Bruxelles. E non lo certificano solo i numeri (assolutamente discreti, come l’84% di passaggi riusciti), ma anche la posizione “media” che l’esterno basso ha tenuto durante tutti i novanta minuti: né dietro, né avanti. Esattamente in mezzo al campo, ovviamente zona out: quasi da quinto di centrocampo che da terzino puro. Che significa? Quella sana voglia di spingere e spingersi, anche a trentatré anni, proprio non vuole abbandonarlo. E dopo una vita passata di corsa, la speranza è che la meta di tutto questo correre possa realmente essere qualcosa di meravigliosamente importante.
POSSIBILE ALTERNATIVA – Sarà quel che sarà, nel frattempo Sarri può godersi – tra le mille sfumature – anche l’usato sicuro. Perché Christian non molla mica, anzi: da ieri può anche raddoppiare. È che se proprio dovesse esserci bisogno, l’allenatore ha già incassato la sua disponibilità nel giocare un po’ più avanti. L’emergenza belga – nulla a che fare con quella più seria – ha difatti riportato alla luce un vecchio pallino dell’undici: quella vena offensiva che in fondo non ha mai abbandonato nessun esterno ed i loro vizietti. Chissà, forse la seconda giovinezza di Maggio potrà regalarci altri attimi. Certamente diversi, ma non per forza meno belli. “Passo dopo passo”, continuerebbe a dire Christian. Proprio lui che, passo dopo passo, ha costruito qualcosa d’immenso. Proprio lui che, in panchina o in campo, pare stia amando questi colori un po’ di più.
Cristiano Corbo
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