PAGELLONE 2015 – I portieri: l’incubo dei pali senza padrone ed il ritorno del lìder maximo

Un 2015 che muove gli ultimi passi, accompagnato da un carico di giudizi per un anno tinto di azzurro dai due volti. Travagliato ma avvincente, pregno di speranze e delusioni. La rivoluzione spagnola che chiude i battenti forte di una delusione, cocente, per gli obiettivi svaniti in sequenza sul filo di lana. Ad avvicendarsi ecco il nuovo corso venuto da Empoli, capace di soppiantare i dubbi iniziali con la forza del lavoro, dell’idea e delle motivazioni. Il risultato è rappresentato da scorci suggestivi ancora tutti da raggiungere. Mesi tortuosi ed entusiasmanti allo stesso tempo, arricchiti da un finale aperto, stuzzicante, verso un 2016 dai mille spunti e ricolmo di pagine tutte da scrivere. E’ tempo, dunque, di tirare le somme; valutare, con dovizia, l’anno che si accinge alla conclusione per tutti i protagonisti azzurri con il pagellone di SpazioNapoli.

Portieri

Reina 7,5: Il ritorno del figliol prodigo, l’abbraccio ritrovato con il patron Aurelio De Laurentiis. Un’ammissione di colpa comune, il ritorno in maglia azzurra del classe ’82 di Cordoba. Un incontro a metà strada sigillando quel legame a doppio filo con Napoli ed il Napoli, impossibile da tagliare dopo una sola stagione alle pendici del Vesuvio. L’ufficialità a giugno inoltrato che sanciva un accordo ormai assodato da tempo, il piglio da leader ritrovato fin dai primi passi del ritiro di Dimaro, il pretoriano a cui Sarri ha affidato le chiavi della retroguardia azzurra senza indugio alcuno. Figura irrinunciabile per carisma, sacro furore e capacità di fare gruppo. Tutto abbinato a quel repertorio di reattività e qualità tecniche che in pochi possono vantare nel suo ruolo. L’intervento da tre punti su Miranda contro l’Inter a tempo scaduto la gemma più preziosa in un collier di prestazioni importanti. Un totem con 21 presenze sulle 24 a disposizione. 

Rafael 4,5: Doveva essere l’anno della consacrazione per l’eroe – con Higuain – della magica serata di Doha. Un 2015 iniziato sotto i migliori auspici, puntualmente disattesi. La sicurezza – e la continuità – dell’ex portiere del Santos svanita con la rottura del crociato nella prima stagione in azzurro. Le incertezze contro Chievo e Udinese, nascoste dalle vittorie partenopee, acuite nel disastro del Barbera la sera di San Valentino. Una topica colossale su Lazaar, la batosta disegnata dalle giocate di Vazquez e Dybala come corollario ad una delle peggiori uscite del secondo Napoli targato Benitez. La fatidica goccia a far straripare il vaso della tutela, della difesa a spada tratta che avevano sempre avvolto il classe ’90 brasiliano. Scalzato da Andujar, una sola presenza al San Paolo contro il Trabzonspor per poi trascorrere l’intera annata da ripiego. Terzo nelle gerarchie di Sarri, è tra i primi indiziati a lasciare Napoli nella sessione di mercato alle porte, un bene per il suo futuro e per l’investimento azzurro.

Andujar 5: Un arrivo in sordina, il dodicesimo d’esperienza a coprire le spalle di un Rafael in fase di recupero. Titolare suo malgrado, causa rendimento non all’altezza del compagno di reparto, ha dimostrato tutti i suoi limiti, scafato mestierante dei pali, ma inadatto ad un club con le ambizioni partenopee. Alti e bassi senza soluzione di continuità, su tutti il disastro del Tardini, fino alla non irreprensibile prestazione nel dentro/fuori del 31 maggio contro la Lazio. Nota di merito, la garra tutta argentina. Particolare di non poco valore in uno spogliatoio, quello della passata stagione, che proprio nel poco carattere ha destato i maggiori limiti.

Gabriel sv: Arrivato in prestito secco, pupillo di Giuntoli di proprietà del Milan e protagonista della storica promozione in A del Carpi costruito dall’attuale diesse azzurro. Ad ora ha fruito solo delle briciole di Reina, tre presenze in Europa League senza particolari patemi né errori.

 

Edoardo Brancaccio

 

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