Tanti auguri ad Antonio Juliano, indimenticabile bandiera. Tra il contributo imprescindibile in campo e quelle intuzioni dirigenziali…

Diciassette stagioni in azzurro, recordman della storia partenopea dall’alto delle sue 506 presenze e secondo solo a Giuseppe Bruscolotti in questa particolare classifica. Antonio Iuliano, un monumento assoluto della storia calcistica azzurra, compie oggi 73 anni.

Simbolo. Un’intera carriera a Napoli, molto più di una seconda pelle. Capitano in riva al Golfo all’età di 23 anni, fascia sul braccio portata con orgoglio e temperamento, colonna portante della squadra della propria città. Stagioni intense, vissute da leader indiscusso, con la coda amara nell’epilogo delle incomprensioni che lo portarono a chiudere la carriera a Bologna, nella stagione 1978-1979. Metronomo e animo del motore partenopeo, onnipresente a metà campo per qualità fuori dall’ordinario e personalità, tanta, a tenere le redini nella zona nevralgica del campo. Uomo d’ordine per eccellenza e poi quel vizio, saltuariamente poco celato, della battuta a rete con cui ha griffato 38 marcature. Caposaldo delle strategie azzurre, protagonista di alcune meravigliose cavalcate, dal secondo posto nel ’68 alle spalle del Milan del paròn Nereo Rocco conquistato dal gruppo di Bruno Pesaola, arricchito da giocate, numeri e bizze di campioni assoluti come Sivori e Altafini; passando all’indimenticabile Napoli di Luis Vinicio. O’lione in panchina e Totonno a dirigere i lavori in cabina di regia, mentre in Italia, dalle pendici del Vesuvio arrivava copiosa la lezione della zona e del calcio totale olandese. Un Napoli a tratti sublime, che seppe agguantare la seconda piazza alle spalle della Juventus nella stagione 1974-1975. Un titolo in bacheca, la Coppa Italia 1975/76 vinta in finale contro il Verona e quell’aura da simbolo sempre marchiata a fuoco, che valse – suo malgrado dato il carisma e la qualità sempre garantita in campo – solo 18 presenze con la maglia della Nazionale.

Dal campo alla scrivania. Nella storia del Napoli anche per le sue intuizioni in sede di mercato. Trasferendo passione sanguigna ed impegno dietro la scrivania. Deus ex machina di numerose campagne acquisti azzurre, a tirare i fili di alcuni colpi incastonati nella storia del club: da cineteca l’intuizione con cui portò Rudy Krol – terzino dell’Ajax e dell’Olanda di Cruijff e regista difensivo per l’occasione – a Napoli. Un capolavoro la trattativa con cui nell’estate del 1984 tutto cambiò: se Diego Armando Maradona arrivò a Napoli e scrisse la storia, parte, per nulla marginale, del merito è dell’insitita volontà dello storico capitano azzurro.

Edoardo Brancaccio

 

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