Meravigliosamente Sarri: il 2016 comincia all’insegna del tecnico toscano, comandante degli azzurri

È la vittoria di Maurizio Sarri. Il 2015 si era chiuso sotto il segno dell’ex tecnico dell’Empoli, il nuovo anno si riapre ancora con lui. Con le sue parole, la sua faccia battagliera, sempre pronta a motivare i suoi, a caricarli, a far sì che giochino come lui ha insegnato: semplicità, pochi tocchi, tanta, tanta qualità. Alla fine è un leone chiuso in gabbia: espulso, si siede in Tribuna Posillipo: sembra un bambino a cui hanno tolto il gioco da mano. Continua ad urlare, a sbraitare, a farsi sentire come un forsennato. Gli applausi finali sono anche e soprattutto per lui.

LA PAUSA FA MALE – Ci aveva visto giusto: perché nel secondo tempo il suo Napoli vive un calo di lucidità e lascia spazio al Torino. Meno, rispetto a quello concesso all’Inter, ma sono cose che a Maurizio, si sa, danno profondamente fastidio. La vittoria ha portato tre punti, ma la prestazione non avrà accontentato l’incontentabile Sarri. Nessuna festa dunque, si torna subito a lavorare per migliorare le piccole defezioni di una squadra che, cali a parte, finora merita solo tanti, tantissimi applausi. Giù il cappello, il Napoli gioca il calcio più bello in Serie A e molto lo deve a quel tecnico nato a Bagnoli, emigrato in Toscana, girovago per passione, poi tornato a casa per sognare e far sognare. Ci sta riuscendo, alla grande. La pausa ha indebolito i suoi, mentalmente e fisicamente. Lui, da rivoluzionario qual è, non ci sta e sbotta: non sono concepibili più di quindici giorni di stop per chi gioca a certi livelli. Avrà ragione? Il tempo è galantuomo, in futuro si saprà….

DALLA TRIBUNA POSILLIPO CON FURORE – In gabbia, come un leone, ma conta poco. Sarri sembra un bambino, lì, nello spicchio vuoto di Tribuna, con la gente che lo ammira e lo osserva. Lui non fa una piega: la sua testa è in campo, con i suoi ragazzi, nel momento della sofferenza, quello in cui finisce la qualità e subentra la maturità. Il Napoli ne ha mostrata tanta, tenendo botta e frenando un Torino che è stato costretto a rallentare proprio perché, eseguendo gli ordini, gli azzurri hanno imposto i loro ritmi e il loro gioco. Tanta, tanta fame possiede questo Napoli, perché il suo Comandante ha portato umiltà e voglia di vincere. Ogni campione riceve stimoli importanti così, ogni vittoria non può essere una preclusione. Sarri lo sa, i suoi ragazzi lo sanno. Il 2016 comincia così, nel segno di Maurizio, tuta e tanto lavoro. Passione e tanto cuore, quello che ha conquistato i napoletani e che sta portando il Napoli dove merita: sempre più in su, verso le stelle.

Gennaro Donnarumma

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