Magari ci fossero più calciatori come Gerry De Simone. Ragazzi che corrono per 4, lottano dal primo all’ultimo minuto e che mettono il cuore in quella maglia e in quel pallone. Il tutto ovviamente sognando di calcare palcoscenici d’elite, magari con la tanto cara casacca azzurra. A questi livelli, però, il calcio è più genuino, conserva ancora quel pizzico di romanticismo tipico dei ragazzi. Non esistono sponsor, soldi e spendaccioni che arrivano dalla Cina: ci sono solo ragazzi a malapena maggiorenni che antepongono la passione e il sacrificio al guadagno. Uno di questi è Gennaro De Simone, il motore del centrocampo della Primavera azzurra.
La casacca numero 8 ormai è protetta da copyright, perché Gennaro (detto Gerry) è un titolare inamovibile nello scacchiere di Saurini.
Una passione per il calcio sbocciata prestissimo, alla tenera età di 6 anni. Facile quando hai un padre ex calciatore. I primi passi alla scuola Calcio Azzurri di Torre Annunziata, dove resterà fino ai 13 anni. Poi arriva la chiamata del Napoli, un provino nel 2010 e il coronamento di un sogno: vestire la maglia azzurra. Papà Salvatore gli ha insegnato i valori più belli di questo sport, ma il resto è merito del carattere di Gerry: chi lo conosce racconta di un ragazzo serio e testardo, uno che vuole farcela a tutti i costi. Sfondare nel mondo del calcio l’obiettivo, senza però dimenticare la scuola: “E’ uno studente esemplare – racconta il padre, Salvatore, ai nostri microfoni – è riuscito a unire il calcio allo studio e si è diplomato” .
La sua carriera, però, non è stata sempre rose e fiori. Il 2013 è stato l’anno più difficile: Gerry è stato costretto a saltare l’intero girone di ritorno del campionato Allievi per una pubalgia. Sono stati momenti duri per la famiglia De Simone. Una strega maligna che ha tormentato Gerry per 4-5 mesi: la pubalgia è così, se non viene individuato l’origine del problema rischia di segnare gravemente la carriera di un calciatore. Ma la sua forza d’animo si è vista proprio nel periodo più difficile. Ne è uscito più maturo e nel giro di due anni è diventato il perno del centrocampo degli azzurrini, grazie alle sue doti innate. Corre, si sacrifica e suda la maglia per tutti i novanta minuti: questi i suoi cavalli di battaglia, i punti di forza che l’hanno reso un titolare inamovibile.
Con il mister, poi, un rapporto di stima e fiducia: lui lo preferisce schierare come recupera-palloni piuttosto che come creatore di gioco, Gerry si adegua, anche perché per caratteristiche ricorda vagamente Allan: “Nonostante sia spesso rimproverato il mister lo stima molto, anche l’anno scorso quand’era sotto età ha giocato tutte le partite”.
Infine, l’augurio per il prosieguo della carriera, quello di divertirsi, malgrado il momento negativo della Primavera azzurra. Anche in questo caso, però, Gerry si rialzerà, continuando a trascinare il centrocampo degli azzurrini e sperando in una chiamata da parte di Sarri.
@VittorioPerrone
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