I miglioramenti ci sono e si vedono, sono sotto gli occhi di tutti. La grinta è quella giusta, la cattiveria pure. La determinazione c’è e pesa, anzi. Non è da tutti, soprattutto negli ultimi mesi, bloccare Paulo Dybala e Alvaro Morata ma lui ci riesce, con nonchalance, nonostante il coefficiente di difficoltà della gara. Eppure, la partita di Kalidou Koulibaly, nonostante sia partita bene e sia continuata con tranquillità, potrebbe essere divisa in due metà.
Nel primo tempo il difensore comincia con personalità. La difesa non concede nulla e lui, forte del grande momento suo e di tutta la squadra, gioca tranquillo e quasi a memoria, dialogando coi compagni, vero tratto distintivo del Napoli di Sarri. Albiol al suo fianco poi è ormai una sicurezza. Kalidou è un muro, blocca tutto e respinge al mittente ogni incursione, spunto o pericolo. La sua partita è tutta in quello spunto sull’out mancino: corre, più di tutti, ed arriva in area. Lo fa senza paura, senza timore di sbagliare: ci prova, anche se alla fine non trova la fortuna sperata. Poi torna a fare quel che meglio gli riesce: fermare le scorribande di Cuadrado, probabilmente il più pericoloso della Juve, almeno nel primo tempo, e limitare quanto più può Morata e Dybala, terminali offensivi per i bianconeri. Ci riesce, anche perché la partita non è di quelle che creano grattacapi particolari e le squadre difendono bene, ma affondano poco. Alla fine sembra che il risultato possa accontentare sia l’una che l’altra.
A pochi minuti dalla fine la difesa azzurra non ha ancora concesso nulla, anzi, resta un muro insuperabile e la partita sembra ormai decisa. Sbagliato: in quei venticinque metri Zaza cambia il corso del match e, paradossalmente, la partita di Koulibaly. Il sette bianconero è quello che crea più problemi, prima di chiudere i giochi col sinistro che spiazza Reina e manda in estasi il mondo bianconero. Un episodio, incisivo, in una gara importante che però non cancella quanto di buono fatto in precedenza e quanto di buono si potrà fare in futuro. La gara è stata decisa da un episodio, una battaglia è stata persa. Non la guerra. E questo Napoli ha bisogno del miglior Koulibaly, quello che a tutti gli effetti potrebbe essere definito un muro. Perché ha dato prova, più volte, di essere semplicemente una sicurezza.
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