Da Sarri a Giampaolo, in quel di Empoli, il passo è brevissimo. L’addio al nuovo allenatore del Napoli, in estate, è stato vissuto in principio in maniera traumatica, prima di prendere contatto con l’allenatore svizzero che, così come il suo predecessore, ha mantenuto intatti i principi e la mentalità di lavoro e di gioco instaurati da Sarri nel triennio toscano. Marco Giampaolo si è raccontato ai microfoni del Corriere dello Sport Stadio, sottolineando il lavoro del mister del Napoli e analizzando inoltre anche la bontà dell’operato del nativo di Bagnoli nel suo primo anno di lavoro in patria.
“Sarri dimostra che si può insegnare calcio anche nelle grandi squadre. Devi sapere allenare e saper gestire, capire chi mina la credibilità”. Questo uno dei passi più importanti dell’intervista al nativo di Bellinzona, che esalta l’allenatore del Napoli per aver avuto la capacità di attrarre fin da subito i suoi giocatori attraverso i suoi metodi e la sua filosofia di gioco.
Modus operandi di Sarri che si rispecchia anche nel modo di giocare del Napoli, con Giampaolo che approfondisce questo aspetto successivamente dopo essere passato dal San Paolo qualche settimana fa: “Cosa rivedo del suo Empoli? La stessa capacità di difendere con la linea alta, rubare palla il più alto possibile, la transizione veloce e l’idea della scelta di giocatori di qualità in determinati ruoli. La qualità ti permette di giocare bene, non puoi pensare di far giocare bene una squadra che non ha qualità”.
Infine, l’allenatore dell’Empoli si sofferma sulla sfida di sabato sera e sul duello Scudetto chiosando così: “La Juve è lì perché ha il dna della squadra che deve stare lì e ha una grandissima società. Io penso che Allegri, un freddo, forte dentro, arriva a Vinovo in auto, fa il suo lavoro e poi va via. Non deve pensare ad altro. A Napoli è più difficile, a Roma anche, a Milano anche”.