È finita come molti credevano: perché, a pensare male, molto spesso si indovina. Scelta a parte, la traiettoria di Pina che inganna Reina è un fulmine a ciel sereno, l’ennesimo sgarbo della malasorte che, in questo mese di febbraio semplicemente terribile, ha deciso di attaccarsi addosso agli uomini in azzurro e tormentarli. Ma, forse, la sfortuna è più un contorno. Perché, forse, quella sconfitta beffarda di Torino, contornata mestamente dalla sfortuna in realtà, ha lasciato dei postumi che i ragazzi di Sarri non sono ancora riusciti a cancellare e togliersi di dosso definitivamente. Fa male perdere quasi al novantesimo nella gara più importante della stagione, fa male uscire così da una competizione che forse poteva vedere gli azzurri protagonisti fino in fondo, con le grida di gioia fermate ancora sul campo della Dnipro, nella semifinale della scorsa annata. Ma, come in ogni occasione, non tutto il male vien per nuocere e gli azzurri assolutamente, e stavolta insindacabilmente, dovranno trovare le forze per reagire e andare avanti.
L’equilibrio c’è, come il bel gioco: quello è stato raggiunto da un po’ di tempo. Il Napoli perde di brillantezza ma proprio con gli spagnoli la risposta a qualche piccola critica era arrivata, il resto è sotto gli occhi di tutti. Nonostante ciò Hamsik e compagni hanno giocato come sanno, rischiando il minimo, creando tanto e concretizzando nemmeno la metà. Il tabellino del match parla chiaro: superiorità schiacciante, occasioni su occasioni, tanto possesso ed è amareggiante uscire su un cross che diventa improvvisamente un tiro: quella traiettoria che San Pepe Reina ha solo guardato, ieri sera, probabilmente nemmeno San Gennaro avrebbe potuto fermarla. Perché funziona così e certi periodi prima passano, meglio è. Le risposte si vedono sul campo ma partono dalla testa.
FUORI DALLE COPPE – I contro dell’eliminazione sono tanti: arrivare in fondo ad una competizione europea sarebbe stato un bel bigliettino da visita per la società, sarebbe stato un altro traguardo prestigioso, avrebbe significato portare il sogno azzurro, il suo popolo, oltre i confini nazionali, oltre ogni latitudine, oltre lo spazio e perfino oltre il tempo. Invece, dopo la Coppa Italia, il Napoli saluta anche l’Europa League. La squadra c’era, ma la coperta forse era troppo corta: alla lunga, l’assenza di ricambi di qualità in tutti i reparti, si sarebbe fatta sentire e così è stato. Pensare che Higuain e compagni avessero mantenuto i ritmi esagerati di qualche mese fa per tanti era una speranza, per molti ancora utopia e così è stato. Ma i pro ci sono: per niente pochi.
TESTA AL CAMPIONATO – Una sola competizione, forse la più importante, quella che i tifosi sognano e che a maggio si festeggia, in caso di vittoria, con quel titolo che il Napoli cerca dal 1990 e che, concretamente, quest’anno può cucirsi sul petto. Ora gli azzurri dovranno liberare la propria mente e guardare, con attenzione, cattiveria, cinismo, a quel campionato che una certa Vecchia Signora domina da quattro stagioni, pronta a blindarlo per la quinta. La risposta è tutta lì, nella testa. Perché l’unica cosa da fare in questo momento è ripartire, seriamente. Perché sarebbe da stupidi, ed è bene sottolinearlo, sprecare tutto così, per paura, per timore di una flessione, per il pensiero di non farcela. Questo Napoli può farcela. E no, non fermandosi ulteriormente per ricaricare le batterie ma trovando al suo interno le motivazioni per rilanciarsi. Perché, più dello Stadium e del Madrigal, diventa importante la sfida di Firenze, contro la Fiorentina. Lì si avranno le risposte ed è da lì che il Napoli dovrà ripartire, concentrato, verso il sogno. Qualcuno vuole essere eroe. Qualcun’altro dovrà superarsi. Qualcuno dovrà decidere se scrivere la storia e diventare leggenda o ripetere, per l’ennesima volta, il classico “se avessimo fatto questo…”. La storia, quella calcistica nello specifico, non annovera i “se” nei suoi annali.
Gennaro Donnarumma
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