Il pallone incollato ai piedi, dove la fantasia è di casa: Lorenzo Insigne e Federico Bernardeschi sono così, rappresentano la genialità nel calcio, il talento e l’estro che non muoiono mai ma che sopravvivono ai petroldollari cinesi. La palla incollata tra i piedi, certo, ma l’egoismo è una parola sconosciuta: perché Lorenzo e Federico sanno cosa significhi mettersi a disposizione della squadra.
LA MEGLIO GIOVENTU’ – Insigne l’ha dovuto sperimentare con Benitez prima e con Sarri poi. Imparare a difendere, in primis. A giocare sull’altra fascia e con l’altro piede, in secundis. Addirittura a cambiare ruolo per reinventarsi trequartista, in quella posizione da diez che ne avrebbe potuto amplificare l’estro. Progetto accantonato in soffitta e fascia sinistra ritrovata. Bernardeschi invece ha attraversato un cambiamento ben più radicale, impiegandosi addirittura come quarto di centrocampo nel 3-4-2-1 di Sousa. Il tornante vecchio stile, che spesso nel calcio italiano assomiglia molto più a un terzino che non a un’ala. E invece Berna ha saputo reinventare il ruolo: i goal sono di meno (5 tra campionato e Europa) ma soddisfazioni, complimenti e assist non mancano. Per entrambi, a dire la verità. Perché Insigne di reti ne ha segnate molte di più, ben 11 nel solo campionato (gli assist sono 10): record personale per un talento che in zona goal ha fatto fatica a esprimersi ma che ora stupisce gli addetti ai lavori. E che merita, secondo tutti, la convocazione in Nazionale.
SOGNO AZZURRO – Secondo tutti, Conte eccetto. La meglio gioventù italiana in effetti è stata messa un po’ in disparte dal c.t. dell’Italia: Bernardeschi è un punto fermo dell’under 21, Insigne lo è stato, ma entrambi sognano di prendere parte alla spedizione in Francia. L’obiettivo gli Europei, la vetrina ideale per farsi conoscere e apprezzare da tutto il continente. Al momento però non ci pensano, l’unico obiettivo concreto è quello di fare bene lunedì. Già, perché l’estremo posticipo della giornata di Serie A propone un Fiorentina-Napoli che non ha neppure bisogno di presentazioni. Anche perché ci penseranno loro due, Insigne e Bernardeschi, a provare a rubare la scena. Per le ambizioni dei club, per continuare a stupire, per far capire a Conte l’enormità dell’errore commesso.
Vittorio Perrone
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