Come trama di un film o di un romanzo non sarebbe neppure male. Perché a volte il destino ti mette di fronte a situazioni al limite dell’inverosimile. Degne – per l’appunto – di un romanzo o di un lungometraggio. Giusto per restare in tema “Notte degli Oscar”. Il protagonista è Lorenzo Insigne e la trama ben lontana da una commedia all’italiana: è drama, thriller, anche un pizzico di kolossal. Soprattutto, è ambientata in un arco di tempo lungo quasi due anni.
Inizia a maggio del 2014, a Roma. Lo scenario è idilliaco, la possibilità per Lorenzo di giocarsi la finale di Coppa Italia. Lui è protagonista, segna due reti nei primi dieci minuti e trascina il suo Napoli verso la vittoria del trofeo. Ma le tragedie greche insegnano che i momenti felici sono, appunto, momenti: c’è sempre qualche disegno che va a turbare l’equilibrio. Quel 3 maggio la notizia rimbombò in tutta Italia, arricchita di numerosi dettagli nelle ore successive: Ciro Esposito, tifoso azzurro al seguito dei suoi beniamini nella Capitale, era stato ferito dalla mano armata di un folle. 50 giorni di agonia, poi la morte. Quel 3 maggio 2014 è stato bagnato con il sangue di un innocente. Sarebbe potuta essere la serata magica di Insigne, protagonista in positivo sul campo. Ciro, dal settore riservato ai tifosi napoletani, avrebbe potuto godersi le gesta del suo eroe contro la Fiorentina. Già, la Fiorentina: segnatevi questo nome, ricorrerà spesso nel corso del film.
I rimpianti sono ancora tanti, per quello che sarebbe potuto essere e che non è stato. Come a novembre del 2014, quando all’Artemio Franchi di Firenze il Napoli piazzava la propria bandiera vincendo per 1-0 e riconquistando il terzo posto dopo un avvio difficile. Tutto molto bello, eccezion fatta per la nota più brutta: la rottura del crociato anteriore. La prognosi, per Lorenzo, è infausta: fuori praticamente per un girone. Un peccato, anche perché Lorenzino era tornato a martellare: la settimana prima aveva annichilito la Roma con una prestazione sontuosa. Tornerà ad aprile, ma tornerà più forte di prima. Le sue lacrime sono soltanto un ricordo lontano. Il dramma, stavolta, si è trasformato in gioia, come nelle migliori commedie greche.
L’atto terzo risale alla notte tra il 27 e il 28 febbraio. Un normalissimo sabato sera, il modo ideale per staccare la spina dalle pressioni che attanagliano il Napoli in questo periodo. Un sabato caratterizzato, però, dalla paura: la pistola spianata, le urla intimidatorie e quella frase che il rapinatore gli avrebbe dedicato a mo’ di scherno: “Dedicami un goal a Firenze”. Già, a Firenze: l’avversaria del Napoli sarà proprio la Fiorentina, con cui Lorenzo ora ha un ulteriore conto in sospeso. Uno scherzo del fato. Di cattivo gusto, per di più.
La rapina ha suscitato il solito clamore mediatico: si parla già di strategia. Forse è vero. Una strategia del destino, per infittire ancora ulteriormente la trama di un film già spettacolare. In attesa dei prossimi colpi di scena.
Vittorio Perrone
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