Raiola, il Napoli e quel film non riuscito con Marek

Dici Mino Raiola ed il riferimento ad un deus ex machina è naturale. Uomo mercato a tutto campo, a trecentossanta gradi, un maestro nel tirare le fila di trattative persino impensabili. Fine intenditore di calcio che nella propria scuderia ha annoverato negli anni fuoriclasse di livello eccelso, straordinario. Ed un fiuto per gli affari ineguagliabile, secondo a pochissimi colleghi.

Uomo schietto, diretto, giusto per rendere giustizia alle origini campane. Pochi peli sulla lingua senza mai risparmiare i diretti destinatari. Colpendo, nel caso, anche durissimo. L’esperienza di Zlatan Ibrahimovic all’ombra della Tour Eiffel, salvo colpi ad effetto dell’ultim’ora, sembra giunta ai titoli di coda. Cinque continenti ai piedi di Ibra, parola del suo mentore dai radiosi tempi dell’Ajax. C’è solo da imbandire il banco per l’asta alle porte, per la gioia dello stesso Raiola, s’intende, anche a livello mediatico. Un contesto in cui non manca, nelle dichiarazioni rilasciate nell’ampia intervista per La Gazzetta dello Sport, una stoccata in direzione Castel Volturno: “Premier? Se si eccettua il Manchester City, dove c’è Guardiola, tutte le big hanno bussato alla porta. Italia? Tutte. Nessuna esclusa. Anche il Napoli, ma lì sono solo bravi a fare i film. Si è fatta avanti anche l’Inter, ma non ci sono ben chiari i programmi di Thohir. Un ritorno al Milan? Beh, da quelle parti sono più bravi a venderli i film. Scherzi a parte, credo che bastino 3­4 rinforzi per rendere competitiva la rosa rossonera”.

Il muro. Sibilo, frecciata, con riferimento esplicito all’attività del patron Aurelio De Laurentiis. Ma dietro le parole di Raiola c’è altro, partendo da lontano. Non è uno che le sconfitte le accetta di buon grado, Raiola, e proprio in riva al Golfo uno dei suoi disegni si spense, sul nascere. Strano a dirsi. Estate 2011, Marek Hamsik il protagonista. Quattro stagioni splendide in azzurro, stelletta da vicecapitano ben salda, pronto – come accadrà – a prendere il posto di Paolo Cannavaro. Ma d’estate, si sa, le passioni divampano in un attimo. Ed ecco le dichiarazioni per le colonne della Pravda, noto quotidiano slovacco, che non t’aspetti. Con dei segnali inequivocabili, destinazione? Il Milan fresco campione d’Italia: “Non è mai facile capire il momento giusto per cambiare squadra. A Napoli ho trascorso 4 anni bellissimi, in cui siamo cresciuti insieme e forse è arrivato il momento di andare via. Allegri ha detto che mi vorrebbe al Milan, anche a me piacerebbe indossare la maglia rossonera perché sarebbe una svolta per la mia carriera. Sono ancora giovane, ma finora non ho vinto nulla ed è ora di iniziare. Per ora il Napoli mi ha dichiarato incedibile, ma il mercato è lungo e non ci sono certezze. A metà luglio riprenderò ad allenarmi, non so se ancora col Napoli o al Milan… In ogni caso giocherò sicuramente in Italia, dove mi trovo benissimo”. Un fulmine a ciel sereno, una tempesta di fine giugno per un Napoli fresco di qualificazione in Champions, intento a programmare il futuro. Il regista, neanche a dirlo, Raiola. Molto più di un consigliere, referente diretto dello storico, e attuale, procuratore: Venglos. Nemmeno un battito di ciglia per il patron, con una risposta che non si fece attendere: “Per me Hamisk è incedibile. Poi se c’è qualcuno che vuole sedersi al mio tavolo, che è molto costoso, si faccia pure avanti, ma per il momento non ci si è mai seduto nessuno. Se arriva una proposta incidente, di quelle irrinunciabili che ti lasciano senza fiato, allora la ascolteremo. A coloro che avessero eventualmente interesse all’acquisto del calciatore dico: affermatevi, siate seri. A quel punto ci sediamo ad un tavolo e, se le offerte sono pari al valore del calciatore e al lavoro che ha fatto il Napoli in tutti questi anni per farlo crescere, se ne discute. Nel calcio tutto è possibile, nessuno è incedibile”. Ed un riferimento all’agente: “Secondo me le dichiarazioni di Hamsik sono state tradotte con astuzia e sensazionalismo per fare un assist a qualcuno, stimolandolo così a muoversi dopo aver affermato di non poterlo fare. Questo qualcuno, agevolato dai procuratori, fa in modo che sia il ragazzo a venire allo scoperto. Forse l’avvento di Raiola nella gestione di Hamsik non fa gli interessi del ragazzo, ma dell’agente. Raiola è navigato, un gran professionista che stimo molto. Lui è venuto allo scoperto con me, ha trovato un muro e magari sta cercando altre strade per raggiungere il suo obiettivo”.

hamsik mertens higuain

Lo smacco. L’offerta indecente, dalle parti di Milanello, non arrivò. Tutto rientrato, lavorando su quell’amore mai sopito, intangibile al cospetto di una piccola divergenza d’inizio estate. Quando gli amori possono schricchiolare, salvo poi riprendere la strada maestra. I dubbi di Dimaro svaniti nel nulla. Il resto è storia: fatta di nuovi, impagabili, capitoli con l’azzurro cucito addosso. Scelta giusta, anche oltre la questione di cuore: a Napoli ha vinto più di quanto avrebbe fatto a Milano sponda rossonera, 3 titoli in riva al Golfo, nessuno all’ombra della Madonnina nelle ultime 5 stagioni. Due da capitano, vivendo notti magiche e momenti meno idilliaci, certo. Ma questo è il calcio. Uno smacco, per il re del mercato, impotente dinanzi a quel legame sostenuto con forza da un presidente ostico da persuadere. Solo alle sue condizioni, impossibile percorrere vie trasverse. Sullo slovacco, Raiola, ritornerà, pungente. Come nel gennaio dell’anno scorso, cavalcando l’onda dell’agrodolce rendimento di Hamsik sotto la gestione Benitez: “Si è seduto, l’ambiente si è saturato, non ha più stimoli. Non sono andato avanti nel lavoro con lui perché le nostre filosofie erano diverse. Io ero cattolico, lui protestante, non potevamo stare nella stessa chiesa. Quando prendo un giocatore gli chiedo due cose: dove vuoi andare e come ci vuoi arrivare. Se avessi avuto Messi gli avrei cambiato già quattro volte squadra, ma non per i soldi: quelli li guadagnavamo pure lì a forza di rinnovi. Ma perché sarebbe migliorato anche lui. Quando dicevo che bisognava venderlo valeva 60-70 milioni. Oggi invece a quanto siamo?”. Cattolico e protestante, ovvio. Difficile digerire un legame così intenso, a doppio filo. Facile marciare sulle prime difficoltà del capitano con la maglia partenopea, tutte superate nonostante le divergenze tattiche con il tecnico madrileno. Con Sarri, poi, la definitiva evoluzione. Centrocampista completo, in ogni fase di gioco, finalmente protagonista nella porzione di campo che maggiormente predilige. Riferimento nel vivo della manovra, grimaldello in ogni offensiva. Nuovi stimoli, voglia di vincere, di scrivere pagine epiche alle pendici del Vesuvio: “Non ho mai giocato in un Napoli come quello attuale. Sarri ha dato una svolta importante al progetto: bel calcio e personalità“. Musica per le colonne della rosea quest’oggi, che fanno il paio con il monito espresso in questi giorni: “Quelle sul Real Madrid sono solo voci, non penso affatto a lasciare Napoli e il Napoli”.

Marek si è rialzato, più alto che mai, con un chiodo fisso da perseguire e da pronunciare a pieni polmoni: vincere qui, dove ha più di una seconda casa. Quattrocento presenze alle porte ed il record di reti in Serie A di Maradona ad un soffio. E poi c’è quella voglia matta di legarsi al Napoli a vita. Non un dettaglio, la chiusura del cerchio. Al netto della suggestione Ibra, e ci perdonerà il campionissimo svedese, una cosa va ribadita: il film più bello, restando in tema, è quello realizzato da Hamsik in azzurro. E senza la regia di Raiola, non sarà mai il suo genere.

Edoardo Brancaccio

 

 

 

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