Lunedì al Meazza è sfida scudetto, non si sentiva pronunciare questa parola con cognizione di causa da più di vent’anni. Precisamente è dal 1986 che il Napoli non espugna San Siro. Ieri in conferenza stampa sul tema “Napoli sorprendente candidata al titolo ?”, Massimiliano Allegri, allenatore del Milan commentava il quesito con una secca risposta: “Non per me. Il Napoli? Una bella favola!”. Sono passati tredici anni da quando Allegri calciatore vestì la casacca azzurra, nella sciagurata stagione ‘97-’98, quella della retrocessione con 14 punti, in cui il Napoli inanellò una serie impressionante di partite senza vittoria, ben 17. Centrocampista dai piedi buoni, metodista e abile nelle verticalizzazioni, beniamino ancora tutt’oggi dei tifosi del Pescara. Nel 1991 con Giovanni Galeone in panchina conquista la promozione in Serie A: con la maglia biancazzurra gioca la sua migliore stagione nella massima categoria, realizzando 12 reti in 31 partite. Seguono altre tre stagioni in A col Cagliari, raggiungendo la storica semifinale in Coppa Uefa. Con il Perugia conquista una nuova promozione in A, dove disputa 15 gare e segna 3 reti prima di essere ceduto, nel gennaio del 1997, al Padova. Nel dicembre del 1997 passa al Napoli, ribattezzato simpaticamente da Raffaele Auriemma con il nickname “Smile”. Lo stesso Allegri dichiarava nel pre-partita Cagliari-Napoli del 2009 (diventato celebre per la pallonata di Lavezzi nei suoi confronti) che fu proprio il suo maestro Galeone a volerlo fortemente al Napoli: “parentesi breve e sfortunata, che tuttavia mi ha consentito di conoscere una città meravigliosa e persone stupende”. In quella stagione collezionò solo 7 presenze, a trent’anni si dimostrò più una meteora che un giocatore capace di fare la differenza in quel Napoli da dimenticare nella memoria ma difficile da cancellare nell’almanacco calcistico. I ricordi di Allegri di quella stagione fallimentare sono stati “il sostegno dei tifosi e dell’intera città e il ricordo che da Soccavo scortavano il nostro pulmann fino al San Paolo, una sensazione indescrivibile”. Insomma la parentesi grigia dell’ex Smile azzurro sembra non combaciare con il suo profilo attuale, cioè quello di allenatore quotato e da panchina d’oro.
Alessandro D’Auria