Manolo Gabbiadini non avrebbe dovuto giocare. Se Gonzalo Higuain non avesse dato in escandescenze domenica scorsa, Manolo si sarebbe accomodato in panchina con l’espressione cupa che ha caratterizzato tre quarti della sua stagione. Il destino però gioca brutti scherzi: ne ha giocato uno di pessimo gusto a Higuain, instaurandogli un tarlo nella mente che l’ha portato poi a dare di matto ad Udine. Risultato: quattro giornate di squalifica da ridiscutere in settimana. Saranno due? Tre? Chissà.
Una certezza, però, il Napoli l’ha trovata sul campo: Gabbiadini c’è. Contro il Verona Higuain era in tribuna a godersi le gesta del suo supplente. La copertina se l’è presa Manolo, a dispetto degli strascichi e le polemiche che si stanno sprecando sulla squalifica del Pipita. Nel frattempo, Gabbiadini c’è. E l’ha dimostrato con il goal, con le sponde e i movimenti da numero 9. La cronaca della sua partita è un crescendo di emozioni: dalla delusione e l’apprensione nel trovare un catenaccio davanti alla porta di Gollini alla gioia del goal, all’abbraccio con i compagni e agli applausi scroscianti del San Paolo nel momento della sostituzione. Gollini e il palo hanno provato a fermarlo in tutti i modi, ma alla quarta occasione sono capitolati. E l’apprensione si è trasformata in gioia. Per Manolo è l’ottavo goal in stagione, il quarto in campionato. Briciole, ma stavolta è diverso.
Stavolta la copertina, Manolo, se l’è presa con un colpo di testa a mo’ di tap-in e qualche sportellata da centravanti vecchio stile. Come a dire: non c’è bisogno di aspettare il ricorso, nel caso io sono pronto. E allora Sarri, o Calzona per lui, può sorridere: il Napoli non è e non deve per forza essere Higuain-dipendente. Lo sa Gabbiadini, lo sa Sarri, lo sanno i tifosi e anche i calciatori, che nell’abbraccio collettivo dopo il primo goal mostrano tutta la loro fiducia a quel bomber un po’ trascurato in questa stagione.
Il futuro è un’incognita. Ma forse è anche un dettaglio. Perché non c’è bisogno di programmare l’avvenire quando ci si può fermare a godersi l’attimo. Tre partite, forse due o addirittura una: oltre quell’orizzonte temporale per Gabbiadini c’è il nulla cosmico. Di sicuro sarà in campo al Meazza contro l’Inter, che in fin dei conti non è il Verona. Ma a Gabbiadini non interessa: lui c’è. Ed è una cosa positiva, perché con il suo numero 23 in campo dal primo minuto il Napoli non ha mai perso: 7 vittorie e 3 pareggi. Quasi come un biglietto da visita. Da porgere, ovviamente, all’Inter: Gabbiadini c’è.
Vittorio Perrone
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