Tre punti da azzannare, ipoteca sulla seconda piazza. Due guanciali su cui dormire pensando all’importantissima gara dell’Olimpico contro la Roma. Cinque punti di vantaggio, come minimo, che trasformano la gara dell’anno in una partita a scacchi, dove il Napoli dovrà, in un approccio multitasking, imporre il proprio gioco ma nella consapevolezza di disporre- a priori – di due risultati su tre da giostrare nella maniera più opportuna.
Regolato a dovere il Bologna, così era nei piani, così doveva essere. Un dominio che nasce a metà campo con tre interpreti: il trittico da cantilena Jorginho, Hamsik, Allan che tiene le redini e cuce con costanza un trionfo macinato fin dalle prime battute. Attenzione certosina sulla seconde palle, filtro puntuale e propositività, tutto con tempi e gamba giusta. Tre interpreti all’unisono che limitano in ogni frangente i propri dirimpettai. Dove era nata la sconfitta del Dall’Ara sgorga fluente la vittoria del San Paolo.
Risultato tennistico, come da gergo e sconforto per gli uomini di Donadoni, sei reti dove il reparto offensivo, ad eccezione della gioia, meritata, per il sempre efficace David Lopez, ha espresso tutto il potenziale richiesto. Per Gabbiadini due reti ed un lavoro, che ne attesta la crescita, al servizio del reparto. Una gara importante, sebbene l’esito lasci dedurre il contrario, con cui chiudere il cerchio. Tre reti in tre gare da Vice Pipita, nove reti in stagione per 976′ giocati. Una media eccezionale, sebbene la buca di San Siro sanguini ancora. Ma l’ansia di dover essere, sempre, decisivo quando chiamato in causa alla Scaola del Calcio può anche lasciare il segno. Uno spunto da centravanti vero ed un rigore preciso, più una gara al servizio dei compagni, arduo chiedergli di più. Un quid racchiuso nella prestazione di Dries Mertens, il migliore in campo. Due reti da ala vecchia maniera, movimento ad accentrarsi e battuta precisa ed allo stesso tempo comoda. Il tris con una perla di rara bellezza. Potente, precisa, imparabile. D’autore anche l’assist che innesca Manolo per il vantaggio che sblocca la gara. Perle in una gara in cui interpreta al masimo il ruolo, dispensando strappi insidiosi per gli avversari e recuperi accorti sulla fascia, tenendo il fianco di Ghoulam. Una gara delle sue, incontenibile, stavolta dal primo minuto e non a partita in corso. Segnale preciso per il big match contro i giallorossi. Il più in palla, ora – e non ce ne voglia Insigne – lì sul mancino è quell’indemoniato folletto di Leuven, con vista sugli Europei ed un futuro a tinte sempre più azzurre, il rinnovo fino al 2020 è ad un passo.
Edoardo Brancaccio