Finisce qui, con la condanna amara quanto incontestabile della matematica, la lotta Scudetto: la Juventus per la quinta volta consecutiva è campione d’Italia. Il Napoli consegna così il tricolore ai bianconeri ed altresì si inguaia letteralmente la lotta al secondo posto, uscendo ridimensionato dal match dello stadio Olimpico contro la Roma: una partita dominata su grandi tratti, ma alla fine c’è stata la più classica “alzata di mani dal manubrio” che ha condannato gli uomini di Sarri ad ingerire un amaro boccone.
Necessità di lavoro. Una sconfitta che pesa, ma non è ancora decisiva in ottica Champions League. Adesso la squadra di Sarri ha due punti di vantaggio rispetto alla concorrente capitolina: la sfida dello stadio Olimpico ha dimostrato però che il Napoli merita di stare nei piani alti della classifica. C’è voluto un tiro al millimetro di Radja Nainggolan per battere gli azzurri. Partenopei che incassano così la sesta sconfitta della stagione, tutte ottenute lontano dalle mura amiche. Sarà un campanello d’allarme su cui lavorare per la stagione che verrà; quel che però ha colpito è stato l’approccio del Napoli: sì difensivista, quasi come se i partenopei volessero “accontentarsi” del pareggio, ma la formazione campana ha creato molto di più dei giallorossi: sontuosa la partita del portiere locale Szczesny, superlativo in più di una circostanza. Sarebbe stato forse ingiusto parlare di vittoria, ma il pareggio, così come confermato dal tecnico romano Luciano Spalletti, era il risultato più congruo.
Differenze di approccio. Escludendo volutamente dal campione in esame la prima sconfitta stagionale, in casa del Sassuolo, dove la squadra era ancora in fase embrionale, nelle sconfitte in trasferta l’approccio era stato ben diverso. Emblematica al riguardo quella di Bologna, dove il Napoli entrò in campo decisamente rinunciatario, incassando alla fine, nonostante la doppietta lampo di Higuain, una meritata sconfitta. Stesso discorso può essere traslato per quanto concerne le due sconfitte contro Udinese e Inter; sono punti che, sommati insieme, avrebbero dato un bel gruzzoletto alla formazione partenopea. Come però ben si sa, la storia non è fatta di “se e ma“; saranno in ogni caso dati da analizzare per il futuro. L’approccio alla partita contro la Roma non è stato così erroneo, ma alla fine non ha pagato, proprio come successe lo scorso 13 febbraio allo Stadium contro la Juventus, dove gli azzurri persero sempre con il risultato di 1-0.
Insomma, la partita è ancora aperta e per il Napoli mancherà l’ultima trasferta, a Torino: il destino è ancora tutto nelle mani di Higuain e compagni. Certo è, per tornare al discorso di cui sopra, che non bisogna alzare le mani dal manubrio. Ci sono le ultime tre tappe da conquistare, per il secondo posto che comunque vale oro. Sarebbe davvero un peccato gettare la minestra per l’acino di sale mancante.
Francesco Vassura
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