Il capitano del Napoli e della Nazionale slovacca, Marek Hamsik, ha rilasciato un’intervista al mensile “Break”, dove ha detto cose interessantissime sul Napoli e ha tessuto le lodi della città, mostrando un senso di appartenenza non comune in chi non è nato nel capoluogo partenopeo.
“Non oso immaginare cosa potrebbe succedere se il Napoli dovesse mai vincere lo Scudetto, forse potrebbe anche esplodere il Vesuvio! Chissà. Quando abbiamo vinto la Coppa Italia tutta la città e la tifoseria ha voluto festeggiare con noi, ci hanno atteso con sciarpe e bandiere.
Furti a Napoli? Si, mi è capitato due volte. Purtroppo non ho mai beccato i ladri. Ho compreso che alcuni oggetti in città è meglio non indossarli. La popolarità? A volte puoi vederla come qualcosa di negativo, bisogna abituarsi al troppo affetto. Però quando incontro i tifosi mi chiedono di fare foto o autografi, io provo ad accontentarli sempre.
Quanti tatuaggi ho? Non lo so. Il primo l’ho fatto a diciassette anni, poi arrivò il secondo… e ho perso il conto. Il primo l’ho fatto sulla spalla: tre caratteri cinesi che significano energia onestà e talento. Li ho correlati al calcio, avevo sedici anni e i miei genitori non lo sapevano. Quando tornai a casa avevano due scelte: o tagliare una mano, o accettarlo. Hanno scelto la seconda opzione. Mi sono sempre piaciuti, i tatuaggi sono la mia malattia, se potessi mi tatuerei il corpo. Chi me lo impedisce? Mia moglie, Martina. Quello a cui sono più legato è il tatto con i nomi dei miei figli e il cuore con la data del giorno del mio matrimonio, mentre i più dolosi da fare sono stati quelli sulle ossa.
Moda? Non sono un fanatico. Quando faccio shopping e acquisto qualcosa la indosso subito, però ho un guardaroba bello pieno: ci sono sessanta maglie, quaranta pantaloni e sessanta paia di scarpe. La cosa più costosa che ho comprato? Credo un paio di scarpe per circa 2500€. I miei hobby? Le auto e gli orologi. Tempo fa ho realizzato il sogno di compare una Ferrari 488, ovviamente rossa.
Euro 2016? Ci saranno tante squadre competitive, per noi già partecipare deve essere un grosso vanto. Quando abbiamo fatto il Mondiale in Sud Africa nessuno si aspettava che la Slovacchia superasse i gironi, perciò perché non potrebbe accadere pure in Francia. Lotteremo fino alla fine per raggiungere il miglior risultato possibile. Un consiglio per i ragazzi? Non smettete mai di mollare e cercate di realizzare i vostri sogni“.
QUESTA L’INTERVISTA COMPLETA: