Ventuno anni di attesa ma alla fine del tunnel è spuntato un Napoli bellissimo. Intimorito inizialmente ma straordinario nella ripresa quando ha dato una vera e propria lezione di calcio al Manchester City, una squadra fisicamente straripante e di grande qualità tecnica. Ma a questo strapotere atletico, i ragazzi di Mazzarri hanno risposto con l’intelligenza, l’abnegazione, l’ordine tattico e uno spirito di sacrificio sconfinato. Significativo, da quest’ultimo punto di vista, la prova inappuntabile di Zuniga dalla cui parte agiva l’avversario più pericoloso, Silva; e la sgroppata di Maggio che dopo aver rubato palla al limite dalla propria area si è fatto da vero velocista una cinquantina di metri liberando alla fine Cavani che ha infilato con un micidiale diagonale la palla in rete facendola passare sotto le gambe di un Hart che ieri ha scherzato troppo col fuoco dei rinvii di piede. Solo una ingenuità (la punizione di Kolarov ha trovato una barriera molle e un De Sanctis non particolarmente reattivo) ha impedito al Napoli di portare a casa la posta piena. Ma questo è un punto che vale perché «rompe» l’emozione, dà fiducia alla squadra e all’ambiente (come dimostrano i tremila arrivati dall’Italia che hanno cantato dall’inizio alla fine, anche loro con una abnegazione tale da zittire il City of Manchester). Bello, bello, bello. Troppo per essere vero. Ancora di più per non esserlo. Bravissimo Mazzarri che ha chiuso gli spazi a Silva ingabbiandolo tra Zuniga e Gargano. E quando nella ripresa ha dovuto rinunciare all’acciaccato Lavezzi, ha addirittura migliorato la squadra perché ha avanzato il raggio di azione di Hamsik e inserito Dzemaili bravissimo ad accompagnare il contropiede (c’era pure in occasione del gol, alla sinistra di Maggio) e a irrobustire la mediana quando la palla era nei piedi degli avversari.
SOFFERENZA – Tremavano le gambe dei ragazzi di Mazzarri. Inevitabile: in una manifestazione così grande, in uno stadio così pieno e urlante. Per una ventina di minuti, il Napoli ha capito poco, preoccupandosi soprattutto di fare muro davanti a De Sanctis, di imprigionare in qualche maniera l’inventiva di Silva e di anticipare Dzeko che in campo aperto (e nel gioco aereo) non è ostacolabile. Possesso-palla e controllo del gioco tutto nei piedi del Manchester City che, comunque, riusciva a creare apprensione solo con un tiro di Dzeko, radente e fuori di poco. Poi è arrivata la traversa di Lavezzi su un bellissimo contropiede e lì qualcosa è cambiato. Il Napoli ha preso un po’ di coraggio. Però tra i piedi dei ragazzi di Mazzarri la palla scottava e lo si capiva dai troppi appoggi sbagliati, da un angolo battuto in maniera suicida da Lavezzi che invece di servire i compagni faceva partire il contropiede degli inglesi che per fortuna sprecavano tutto con Yaya Tourè (conclusione a botta sicura dagli undici metri e traversa). Mazzarri sapeva che per limitare i danni bisognava contenere Silva, l’uomo più in forma, quello che fa segnare Aguero e Dzeko. Di qui la scelta di Zuniga a chiudere la fascia sinistra (al posto del più offensivo Dossena) e di Gargano che spesso finiva sulle tracce dello spagnolo. Mas anche Mancini preferiva chiudere dalla parte di Lavezzi inserendo Zabaleta.
SOGNO – L’infortunio dell’argentino avrebbe potuto avere un contraccolpo molto negativo sul Napoli. Invece la squadra di Mazzarri ha impiegato pochi secondi a risistemarsi con Dzemaili a svolgere i compiti che normalmente sono di Hamsik. Silva, sempre più in ombra, provava a entrare in partita cambiando fascia ma il Napoli, dimenticata l’iniziale paura, ha cominciato a far girare la palla con poche sbavature, soprattutto ripartiva negli spazi in maniera spietata. Il gol di Cavani (fino a quel momento non propriamente brillante) sottolineava una supremazia tattica a quel punto evidente. Il Manchester City faticava a stare in campo, faticava anche a reagire. Colpiva una traversa ( Aguero) e trovava un po’ casualmente il pareggio. Ma il Napoli, subito il gol, dava una ulteriore dimostrazione di maturità riprendendo il comando del gioco, tenendo abbastanza lontano gli avversari dall’area, limitando al minimo i rischi. E alla fine i ragazzi di Mazzarri incassavano il giusto premio. Scatenando il tripudio di un popolo in festa.