Dovessero chiedere cos’è il calcio, beh, lo spettacolo offerto ieri sera allo stadio San Paolo di Napoli potrebbe essere una risposta esauriente. Dall’ansia che riesce quasi a sfiorarti, con una gara che non si sblocca – nonostante la superiorità numerica – dopo una frazione di gara, al visibilio più assoluto. Delirio, incontenibile, senza nessun titolo in palio. La Champions riconquistata è traguardo importante, ovvio, così come i record macinati e puntellati in novanta minuti che vanno oltre il sogno. Ma a chi non può comprendere le emozioni che lo sport più bello del mondo è in grado di offrire, qui, alle pendici del Vesuvio, sarebbe davvero complesso spiegare, sviscerare i motivi di una serata del genere, nonostante zeru tituli in bacheca. L’ha meritata l’intero gruppo, autore di un’annata straordinaria, meritata per l’artefice di tutto questo: Maurizio Sarri, squarciando ogni velo, ogni titubanza. Record di punti, imbattuto in gare casalinghe, record di goal stagionali: 106. Una macchina, quasi, perfetta, costruita da un uomo venuto da lontano. Portatore sano di un’idea, di un calcio che trascende la pragmaticità, dedito alla matematica applicazione ed allo show assoluto. Entertainment, come piace al patron Aurelio De Laurentiis, che si gode una scommessa vinta. Con la consapevolezza che il bello viene proprio adesso, guai a lasciar correre via, tra le dita, l’occasione.
Napoli-Frosinone ha chiuso un cerchio, con un poker d’antologia dopo una prima frazione di gara con l’urlo strozzato in gola, fino all’apoteosi, al guizzo numero 81 in Serie A di Marek Hamsik. Non un semplice dato statistico, ma due capitani che s’incrociano, due colonne della storia azzurra che si carezzano. Da un lato Diego Armando Maradona, mito, icona, simbolo, il più grande di tutti. Dall’altro il napoletano nato a Banska Bystrika. Partenopeo per scelta, volontà. Un record atteso a lungo, dalla sfida di Marassi contro la Sampdoria. In un saliscendi fatto di tante gare da professore in cattedra e qualche uscita a vuoto sofferta, persino inaspettata. Impostazione, scatti, costruzione e affondi. Tutto. Ispirazione al servizio dei compagni e battuta a rete, di potenza o precisione, ma c’era solo da mordersi le labbra, tenere tutto dentro. Fino allo spunto che sblocca la gara e la consegna ai binari della più totale esaltazione: pronto, reattivo e cattivo al punto giusto sul traversone di Ghoulam. Opportunismo e scelta di tempo per una zampata di destro che non lascia a Zappino scampo alcuno. Tanto dei tre punti contro i ragazzi di Stellone è passato dall’apporto continuo dei due migliori acquisti del Napoli 2015-2016: Hysaj e Allan. Applicazione costante, meticolosità certosina in fase di non possesso e corsa per quattro. Basterebbe questo, ma c’è molto altro, due assist – uno a testa – per chiudere definitivamente i conti e lasciare spazio alla storia. Preciso l’ex Empoli, riproponendo una soluzione provata a più riprese nei 90′ di gioco, funambolico il volante scuola Vasco, slalom ubriacante e pallone da appoggiare in rete, con semplicità. Gamba e fosforo, quantità e qualità, immensa intelligenza tattica. Due colpi sontuosi, tra le chiavi di volta del cambio di passo assoluto rispetto ai dilemmi delle stagioni passate.
Poi c’è Lui, definirlo semplicemente il migliore in campo sarebbe oltremodo riduttivo. Gonzalo Higuain è storia, leggenda. Con la pagina più bella sotto il diluvio di un sabato sera di metà maggio. Un anno dopo gli errori che scalfiscono le certezze, un anno dopo l’amarezza, la rabbia, i dubbi. Un anno dopo, tutto è capovolto. Dissestato da una scossa tellurica con il nove sulle spalle che non poteva scegliere serata migliore per consegnare ai posteri le proprie indimenticabili gesta. Il record di Gunnar Nordhal – che resisteva dalla stagione 1949/50 – demolito, schiantato, con la prima tripletta stagionale. L’asso nella manica al momento giusto, quando in pochi ancora ci credevano. Un tempo sofferto, sprecando di un soffio quando l’esultanza era già nei polmoni, pronta ad esplodere. Poi quarantacinque minuti per regalarsi l’apogeo della storia del calcio italiano. Higuain, poi il resto. Più di qualsiasi bomber abbia calcato lo stivale, scusate se è poco. Trentasei goal in campionato, trentotto stagionali, sigillati con un tris da urlo. Due spunti da centravanti di primissimo pelo, il terzo, quello del record, colto a modo suo, celestiale. Un gesto tecnico da vedere e rivedere, all’infinito, copertina per chi c’era e per chi ci sarà, perché quella rovesciata che morbida traccia una parabola e dipinge un goal meraviglioso che straccia ogni record e accompagna il Napoli in Champions è il calcio, in fondo. Come questa serata, la serata del Napoli, la serata di Gonzalo Higuain, caduto e rinato, nessuno come Lui.
Edoardo Brancaccio
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